UNIONE ASTROFILI ITALIANI
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INTEL 2001
GIORNATA DI STUDIO AIDI
Milano, 24 maggio 2001, ore 14:30

Relazione dell'Ing. Carlo Rossi
Responsabile Commissione Nazionale Inquinamento Luminoso
dell'Unione Astrofili Italiani

L’INQUINAMENTO LUMINOSO


PRIMA PARTE

1. INTRODUZIONE

É indubbio che molti di noi, direttamente o indirettamente, addetti ai lavori o non, siamo interessati alla sopravvivenza dell'astronomia, alcuni per motivi ambientali, culturali, scientifici o amatoriali, altri anche per motivi economici. Allora, vista la legge di crescita dell'inquinamento luminoso (secondo uno studio del Dott. Pierantonio Cinzano, la Via Lattea scomparirà da tutta l’Italia entro il 2020/2025), solo con uno sforzo comune si riuscirà a tamponare la falla apertasi nel nostro amato cielo e se non si intensificano le azioni concrete gli effetti saranno ovvii: gli astrofili dovranno riporre i loro telescopi in cantina, i commercianti vedranno drasticamente ridotte le loro vendite, le riviste astronomiche, se sopravviveranno, dovranno trattare di prodotti preconfezionati o di argomenti lontani dall'astronomia popolare, gli editori vedranno crollare le vendite ed i dispositivi ad accoppiamento di carica, appena apparsi sul mercato, non saranno più commerciabili.

D'altronde, dobbiamo riconoscere che l'uomo moderno non può fare a meno delle fonti luminose e nessuno vuole farlo tornare al buio più completo, neanche l'astronomo o l'astrofilo più incallito. Tuttavia, sicuramente, è richiesta una politica energetica e dell'illuminazione di nuova concezione. Su questo fronte, purtroppo dobbiamo notare che la nostra classe politica è molto arretrata rispetto ai tempi e solo spronandola si riesce ad ottenere la legislazione necessaria.

L’attività dell’UAI in questo campo è instancabile sia con l’approvazione di Regolamenti Comunali e Leggi Regionali sia con il lancio di nuove sinergie. Segnaliamo l’importante protocollo d’intesa firmato nel Settembre 1999 con la Sole del Gruppo Enel (la Sole gestisce gli impianti di illuminazione per esterni del 60% dei Comuni italiani) che si richiama in buona parte alla legge regionale del Lazio.

Registriamo, infine, l’inerzia con cui i costruttori dei corpi illuminanti e l’Associazione Italiana Di Illuminotecnica hanno preso coscienza del problema; in verità, con l’avvento alla Presidenza dell’AIDI, dell’Ing. Giuseppe Nucci sembra che le cose vadano cambiando ed inoltre allo stato attuale 3 costruttori come Neri, Schreder e Cariboni/Fivep sono stati "accreditati" dall’UAI, cioè i 3 costruttori possono commercializzare alcuni dei loro prodotti con accanto il logo dell’UAI e con la dizione "secondo le indicazioni dell’Unione Astrofili Italiani" in quanto i prodotti "accreditati" sono schermati e proteggono il cielo stellato ed in particolar modo gli osservatori astronomici. Altri costruttori sono stati contattati dall’UAI e sicuramente seguiranno la via dell’accreditamento.

Gran parte degli installatori navigano nella più completa ignoranza del problema, installano "a caso" e badate che siccome questi ultimi sono decine di migliaia in tutta Italia, sono anche di difficile "inquadramento" (chi non ha notato dei proiettori asimmetrici installati a 45/60°? O chi non è stato mai abbagliato da un bel faro? Si percorra il raccordo anulare di Roma ed allora si proveranno dei brividi). La ciliegina sulla torta è rappresentata dagli enti appaltanti e dai privati che non conoscono il problema e assegnano gli appalti con delle specifiche tecniche che lasciano ampiamente a desiderare.

La Scuola italiana, intesa come istruzione, è totalmente assente sul problema, gli istituti tecnici trattano l’illuminotecnica con un "tocca e fuggi"; l’insegnamento dell’inquinamento luminoso è lontano anni luce dalla Scuola italiana. Il Ministero della Pubblica istruzione ha capito che il problema esiste e da 2 anni, in sinergia con l’UAI, organizza con centinaia di scuole italiane delle campagne di misura delle magnitudini stellari visibili. Almeno, i giovani, saranno coscienti del pericolo incombente.

L’azione dell’UAI, a livello centrale, non riuscirà a risolvere totalmente il problema, ed è per questo che l’UAI ha chiesto una mobilitazione massiccia di tutti gli astrofili, associazioni, Delegazioni, gestori di planetari ed osservatori astronomici.

La speranza dell’UAI, su cui lavoriamo da tempo, è che si stabilisca un confronto serio e proficuo fra UAI, ASSIL ed AIDI Ordine degli Ingegneri/ Architetti ed installatori per una attenta analisi del problema al fine di fissare gli obiettivi e pianificare i mezzi per abbattere drasticamente l’inquinamento luminoso.

2) CHE COS’E’ L’INQUINAMENTO LUMINOSO

Definizione

I raggi luminosi (fotoni od onde elettromagnetiche) emessi dalle fonti luminose artificiali quali i lampioni stradali, le torri faro, i globi, le insegne, ecc., diretti direttamente o indirettamente verso il cielo, danno luogo all'inquinamento luminoso, cioè alla rottura dell'equilibrio naturale luce/buio o giorno/notte. L'effetto più immediato attribuibile all'inquinamento luminoso è l'azione di "oscuramento" della visione notturna del cielo, come può essere facilmente riscontrato osservando il cielo di notte dalle nostre città. In pratica la luce artificiale, ben più intensa di quella naturale, cancella le stelle dal cielo.

Con un tale cielo, senza neanche una stella visibile, i nostri avi non avrebbero scoperto nulla dell’universo esterno; invece gli antichi popoli d'oriente del primo millennio avanti Cristo, (Caldei, Babilonesi, Greci), posero le basi dell'astronomia proprio grazie al cielo limpido e nero, trasferendo così le loro conoscenze a Copernico, Keplero e Galileo. Quei tempi appaiono ora lontani e l'uomo moderno guidato dalla sua cecità illumina a giorno le città perché ha paura del buio. Paradossalmente è stata creata una "notte diurna" con uno spreco energetico di ordine astronomico. La situazione migliora leggermente uscendo dagli agglomerati urbani, ma anche in piena campagna si nota una campana luminosa che mescolandosi all'orizzonte con l'inquinamento atmosferico toglie alla visuale il suo antico splendore.

Storia e situazione

La storia dell’inquinamento luminoso "artificiale" nasce con la scoperta del fuoco da parte dell’uomo, quello fu il momento in cui, anche se in piccola parte, iniziò la perdita delle magnitudini stellari visibili. "L'inquinamento luminoso naturale", invece, era ben conosciuto da sempre: all'alba il Sole cancellava le stelle e la bellissima "Selene" ne faceva strage lungo il suo percorso nel firmamento.

L’inquinamento luminoso ha seguito il lento evolversi della civiltà e possiamo affermare che fino all’invenzione delle lampade elettriche il problema non fu sentito. In verità, già prima, con l’introduzione delle fiaccole, delle lampade ad olio e con l’accensione serale dei lampioni delle strade iniziò l’emissione della luce verso l’alto, ma a quei tempi bastava allontanarsi di poco dalla fonte inquinante che il cielo ritornava buio.

Il passaggio dall’illuminazione a gas a quella elettrica avvenne attorno al 1780, quando F.L.Ehrman inventò la lampada ad idrogeno con accensione elettrica; poi in rapida successione furono inventate: la lampada a foglie di carbone nel vuoto (1845) ad opera di J.W.Starr, la lampada a cilindro di carbone (1846 – 1854) ad opera di W.E. Staite e W.Greener, la lampada con filamenti in platino in idrogeno (1854) ad opera di J.P. Gillard, la lampada con filamenti in platino (1859) ad opera di Moses Farmer.. Nel 1876, Pawel Nikolajewitsch Jablotschkow brevetta delle nuove ed efficienti lampade ad arco. Nel 1878, Thomas Alva Edison inventò la lampada elettrica ad incandescenza (prima con fibre di bambu, poi con il platino). Sempre nel 1878, J.W. Swan, brevetta la lampada a filamenti di carbone).

Fu una delle fasi finali del lungo cammino iniziato con lo sfregamento dell’ambra da parte dei greci: William Gilbert (1544 - 1603) studiò il magnetismo e pubblicò il trattato De Magnete nel 1600, introducendo il termine "elettrico"; Luigi Galvani (1737 - 1798) scoprì gli effetti elettrici sulle rane; Alessandro Volta, nato a Como nel 1745, inventò la pila elettrica, dando inizio all’elettrotecnica moderna; poi vennero Coulomb,, Ampere, Faraday e James Clerk Maxwell (infallibile in fisica) nato nel 1831 ad Edimburgo, che da grande fisico teorico elaborò le famose equazioni sui campi elettromagnetici.

La prima macchina elettrica risale al 1830. Nel 1879 la Siemens costruisce la prima locomotiva elettrica e nel 1883 la Ganz di Budapest costruisce un generatore elettrico in corrente alternata. Inizia la produzione dell’energia elettrica su grande scala che legata alla scoperta di Edison scatena, senza volerlo, una lotta continua e secolare fra l’elettricità e l’astronomia, con la sconfitta odierna, ma momentanea, di quest’ultima. Alla lampada ad incandescenza di Edison fanno seguito le lampade ad incandescenza con filamento di osmio (1898 – A.Von Welsbach), tantalio ( 1903 – W. Von Bolten), tungsteno nel vuoto (1908 – W. David), le lampade a scarica di gas (azoto ed argon) nel 1913; agli inizi degli anni 1930 compaiono le lampade ai vapori metallici (mercurio e sodio) e nel 1958 le lampade agli alogenuri.

La prima centrale elettrica per l’illuminazione entra in funzione nel 1881 (Wisconsin/USA) Il primo impianto italiano è del 1883 (Milano, centrale di Via Santa Radegonda, alimenta 4 lampade!)

Gli osservatori astronomici, costruiti nelle grandi città come Parigi, Roma, Copenaghen, Greenwich, Praga, Vienna, cominciano a risentire dell’emissione luminosa. Già prima del 1900 viene denunciata la perdita di magnitudini dal centro delle grandi città. L’errore degli astronomi fu quello di "arrendersi" allo sviluppo indiscriminato degli impianti di illuminazione mal progettati, con lo stratagemma di rifugiarsi sempre più lontano dagli agglomerati urbani, in posti montagnosi o desertici. Infine, quando gli astronomi, si accorsero che anche questi luoghi erano affetti dall’inquinamento luminoso, allora il problema esplose nella sua drammaticità. Siamo attorno agli anni 1950 - 1960. Si comincia a studiare il fenomeno nei suoi aspetti e arriva la prima ordinanza della città di Flagstaff. Si mappa il territorio, si misura la perdita delle magnitudini stellari visibili. E’ famoso lo studio dei tre astronomi della specola vaticana di Castelgandolfo Bertiau, De Graevee Treanor che trovano un modello per determinare la brillanza del cielo in funzione della distanza dalle città; viene pubblicata, a loro cura, la prima mappa dell’inquinamento luminoso in Italia. Le foto dai satelliti rendono "visibile" il fenomeno in tutta la sua gravità, l’Europa è illuminata a giorno, in particolare l’Italia soffre un inquinamento maggiore al Nord e nelle grandi metropoli (Palermo, Napoli, Roma, Firenze, Genova, Torino, Milano). Nel 1971 viene emessa l’ordinanza di Tucson in Arizona. Negli anni ottanta la IAU prende posizione e nasce l’IDA; nel 1989 interviene l’UAI. Successivamente l’UAI fonda la CNIL (Commissione Nazionale Inquinamento Luminoso), mentre nel mondo si susseguono le ordinanze a protezione degli osservatori. Gli ultimi anni li conosciamo: l’osservatorio di Monte Palomar perde magnitudini su magnitudini, l’osservatorio di Monte Wilson chiude, l’osservatorio di Asiago è assediato dalle luci e dalle giostre luminose; la Regione Veneto approva una legge sull’inquinamento luminoso; successivamente seguono i Regolamenti Comunali di Firenze (mai applicato), Frosinone ad opera del Dott. Mario Di Sora, Civitavecchia ad opera dello scrivente, Ferentino, Ladispoli, Frascati, ecc.. Nel 1997, l’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, pubblica il libro: "Inquinamento luminoso e protezione del cielo notturno", il cui autore è il Dott. Pierantonio Cinzano; è il primo libro sulla materia pubblicato in Italia. Nell’anno 2000 vengono approvate le leggi regionali del Piemonte, Lombardia, Toscana e Lazio, che vanno ad aggiungersi a quelle del Veneto e Valle D’Aosta. Il disegno di legge nazionale n. 751 è ormai fermo da anni in Parlamento, mentre i Verdi ad opera del Senatore Semenzato presentano un disegno di legge sui parchi.

L’UAI avverte il pericolo e nel 1988 da nuova linfa alla CNIL rifondandola.

In occasione del Congresso di Capo D’Orlando nell’anno 2000, l’UAI lancia un appello accorato a tutti gli astrofili, associazioni, gestori di osservatori e planetari affinché nei Comuni sia deliberato un Regolamento Comunale (in specie quello derivato da quello di Ladispoli che è inviato a tutte le associazioni).

Nel 2000 viene pubblicato il manuale per la lotta all'inquinamento luminoso, editore UAI, autore Carlo Rossi.

Ormai i grandi osservatori astronomici sono posti nelle poche zone buie del pianeta, come le Ande Cilene o le isole Canarie (dove è situato il telescopio nazionale Galileo) o addirittura nello spazio (Telescopio Spaziale Hubble).

Galli e pettirossi stressati dalle troppe luci scambiano la notte per il giorno e diventano l’ossessione di chi non riesce a dormire. Andrea Roman all'Orto Botanico di Padova nel 1971 ha verificato che le foglie delle piante di magnolie costantemente illuminate di notte finiscono per avere una riduzione della fotosintesi clorofilliana e questo, su vasta scala, comporta la riduzione della produzione di ossigeno da parte delle piante.

Ultima notizia in corso di studio: l’aeroporto di Malpensa sembra che disturbi le migrazioni degli uccelli.

Per gli uomini, avere il buio che concilia il sonno ed aiuta a rilassarsi dallo stress sta diventando un problema sempre più difficile da risolvere.

Sul piano dello spreco energetico la Commissione Nazionale sull’Inquinamento Luminoso dell’UAI ha effettuato numerosi studi (molti ne sono stati fatti anche all’estero). E’ ormai assodato che almeno il 25 % dell'energia luminosa emessa dagli impianti di illuminazione pubblica e privata illumina il cielo, viene cioè dispersa verso l'alto, con sprechi energetici assurdi. Lo scrivente sulla rivista "Astronomia", n.3 del 1999, sostiene che all'abbattimento dell'inquinamento luminoso (con la riconversione degli impianti pubblici e privati fino ad ottenere un coefficiente medio R% = 1%), conseguono i seguenti risultati per l’intera Italia (dati relativi a Settembre 2000):

- 31.000.000.000 lumen, non emessi direttamente verso il cielo

- 1.750.000.000 Kwh, non consumati;

- 480 miliardi di lire l'anno risparmiati (assumendo il prezzo medio del Kwh pari a £ 260);

- 430.000 t di olio combustibile, non bruciato;

- 130 miliardi di lire di combustibili, non importati (assumendo il prezzo medio di una tonnellata di olio combustibile pari a £ 300.000);

- 1.350.000 t di CO2, non immessa nell'atmosfera;

- 1.480.000 t di Ossigeno, non bruciato.

- risparmio di £ 15 miliardi di imposte per le aziende elettriche produttrici di energia elettrica, quindi bolletta meno cara per i cittadini, almeno si spera!

- risparmio ulteriore di 100/200 miliardi con l'uso dei riduttori di flusso luminoso e delle lampade con maggiore efficienza luminosa (diminuzione della potenza installata).

Da misure eseguite (le prime in Italia) a Civitavecchia la perdita di magnitudini visibili ad occhio nudo al centro città arriva a 4. Il flusso disperso totale, comprendente anche il flusso riflesso dal suolo, per la città di Civitavecchia è risultato pari a 47.000.000 di lumen (904 lumen/abitante, 645.000 lumen/Kmq); il flusso luminoso disperso direttamente emesso verso il cielo è risultato pari a 31.000.000 di lumen (604 lumen/abitante, 431.000 lumen/Kmq).

Il coefficiente di dispersione diretto di Civitavecchia è risultato essere pari al 17% (+/- 10%) (rapporto fra flusso luminoso emesso e flusso luminoso disperso); la percentuale totale del flusso luminoso disperso (diretto più il riflesso dal suolo) è risultata pari al 25.

La tipologia

La tipologia riguardo all’inquinamento luminoso è molto vasta e si può suddividere in numerose classi: naturale (dovuto alla luce del cielo notturno e principalmente da: stelle, luce zodiacale, aurore, airglow), civile, militare (gli impianti militari fissi sono abbastanza inquinanti; da non trascurare gli impianti mobili che vengono montati nei campi per le esercitazioni con tanto di elicotteri), pubblica (si intende l’illuminazione comunale), privata (l’illuminazione privata non è legata a nessuna regola e quindi risulta cervellotica), industriale (le zone industriali sono fra le più inquinanti e possono raggiungere il 40% - 60% del totale cittadino), cittadina (riferita ad una città, comprende tutti gli impianti di illuminazione nel territorio cittadino), periferica (in genere meno marcata del centro), extraurbana (dovuta principalmente a stazioni elettriche, caselli autostradali, svincoli stradali, distributori di carburante), monumentale (si va diffondendo in maniera incontrollata e nei prossimi anni aumenterà notevolmente), emittente (dipende dal tipo di lampade usate), tipi di apparecchiatura (dipende dalla tipologia del corpo illuminante: schermato o non, faro, torre faro, globo luminoso, lampione, lanterna, ecc.), stradale (parte fissa tipo caselli autostradali, strade illuminate sia urbane che extraurbane e dai veicoli mobili), navale (navi alla fonda nei porti in special modo dalle navi da crociera illuminate a giorno), aerea (gli aerei ad alta quota disturbano in quanto "tracciano le pellicole fotografiche, ma il loro contributo diventa micidiale in fase di atterraggio, già a 50 chilometri dall’aereoporto, in quanto accendono dei fari potentissimi rivolti verso terra che accecano gli astrofili), orbitante (navi spaziali, stazioni orbitanti e satelliti), pubblicitaria (insegne luminose od a giorno, giostre luminose con fari che arrivano a diversi chilometri di altezza, immagini pubblicitarie proiettate sul cielo stellato o sul territorio per centinaia di chilometri), sportiva (stadi, ippodromi, cinodromi, piccoli campi sportivi; questi impianti sono fra i più inquinanti sia per le potenze in gioco dell’ordine delle decine di migliaia di watt sia per il tipo di lampade usate, cioè quelle agli alogenuri), portuale (un porto di medie dimensioni può avere 30 - 50 torri faro, ognuna della potenza di 10.000 Watt!), aereoportuale (vale lo stesso discorso dei porti; si pensi che la luce emessa dall’aeroporto di Fiumicino e Malpensa sono visibili da più di 50 chilometri, diretta (la luce è diretta verso il cielo), indiretta (la luce è riflessa verso il cielo da ostacoli, suolo, parabole prismatiche dei stessi corpi illuminati), ottica (la luce è diretta verso l’occhio umano od i telescopi), abbagliante (la luce, oltre che arrivare direttamente all’occhio, è talmente forte che abbaglia; questo tipo di inquinamento, contrariamente a quello che si pensa, è diffusissimo: gran parte dei lampioni stradali abbagliano, i globi luminosi, le lanterne, i fari, le torri faro, le insegne pubblicitarie).

L’effetto più inquinante, in rapporto alla densità e potenza degli impianti di illuminazione, è dovuto agli stabilimenti industriali, ai porti, aeroporti ed impianti sportivi, dove sono presenti una miriade di torri faro di notevole potenza.

3) EFFETTI SULL’UOMO E SULL’AMBIENTE

L'inquinamento luminoso ha molteplici effetti negativi sull'uomo e sul mondo che lo circonda:

a) culturale. La cultura popolare del cielo è ormai ridotta ad eventi particolari di tipo astronautico; perdendo il contatto diretto con il cielo l'uomo si è impoverito rispetto alle culture millenarie degli antichi popoli orientali: possiamo dire che gli antichi percepivano l’universo a tre dimensioni, mentre a noi viene a mancare completamente la visione "profonda" di ciò che sta sopra di noi. A titolo di esempio si pensi che gran parte degli scolari vedono le costellazioni celesti solo sui libri di scuola e gli abitanti delle grandi città non hanno mai visto una stella. Si pensi che la notte successiva all'ultimo grande terremoto che colpì la città di Los Angeles una miriade di chiamate intasò i centralini telefonici degli istituti scientifici della California per sapere che cosa fosse accaduto in cielo. In realtà si trattava solo del fatto che la momentanea sospensione di energia elettrica in molte zone della città e la parziale distruzione di molti impianti di illuminazione avevano reso visibili ai cittadini quel cielo stellato che i più non avevano mai visto. Ormai sembra che l'uomo pascoli, la sua vista è rivolta sempre a terra.

b) artistico. Passeggiando nei centri storici delle città o nelle loro zone artistiche si noterà come l'uomo con una illuminazione cervellotica riesca a deturpare tanta bellezza, studiata e realizzata con abnegazione dagli artisti; luci e poi luci, fari che illuminano a giorno le piazze. In molte città, negli ultimi anni, sono stati installati degli orrendi impianti di illuminazione, spesso rivolti verso il cielo, deturpando così i già degradati centri storici. L'illuminazione delle zone artistiche e dei centri storici deve essere mirata e deve integrarsi con l'ambiente circostante in modo che le sorgenti illuminanti diffondano i raggi luminosi in maniera soffusa o come si suol dire "a raso", dall'alto verso il basso, così da mettere in risalto le bellezze dei monumenti. Inoltre, ci domandiamo a che serve illuminare a giorno un monumento od un palazzo alle 3 di notte, con impianti da migliaia di Watt, magari in pieno inverno con una temperatura di 10° sotto zero, quando neanche un cane gira per la città! Basterebbe spegnere l’impianto.

c) scientifico. Dell’effetto scientifico si è già accennato; si può notare, inoltre, che al disagio creato ai professionisti si aggiunge il danno gravissimo per gli astrofili che, per osservare il cielo, devono trasformarsi in esuli della notte, andando a cercare cieli bui molto lontano dalla propria abitazione, a decine od addirittura a centinaia di km di distanza.

d) ecologico. Vale la pena ricordare che qualsiasi attività naturale/artificiale può essere benefica per l’uomo e l’ambiente se viene elargita in maniera adeguata. L’illuminazione notturna ha sicuramente un effetto negativo sull'ecosistema circostante, e flora e fauna vedono modificati il loro ciclo naturale notte-giorno. Il ciclo della fotosintesi clorofilliana che le piante svolgono nel corso della notte può subire alterazioni dovute proprio ad intense fonti luminose che, in qualche modo, ingannano il normale oscuramento. Per fare altri esempi, si pensi alle migrazioni degli uccelli che si svolgono ciclicamente secondo precise vie aeree e che possono subire deviazioni proprio per effetto dell’intensa illuminazione delle città o alla microfauna che dalle campagne è attirata verso le città dove muore e con la trasmigrazione lascia senza cibo la fauna delle campagne.

Le lampade gestite dalle Amministrazioni Pubbliche in Italia sono circa 8 milioni. Occorre ricordare che sono potenzialmente 8 milioni di stufe elettriche (il rendimento finale rispetto al teorico, inteso come energia elettrica assorbita e flusso luminoso usufruito, di norma è minore del 10% !). Le nostre città in estate sono sempre più calde anche a causa di questi impianti.

Si stanno progettando piani di intervento per far diminuire la concentrazione di ozono (stato allotropico della molecola di ossigeno; l’ozono è composto da 3 atomi di ossigeno) a terra. L’ozono viene prodotto dalla azione dei raggi solari che scompongono le molecole presenti nei gas di scarico delle autovetture. Non è noto nessuno studio sull’influenza che esercita la luce notturna su questo fenomeno. Grandi città stanno incrementando notevolmente l’illuminazione pubblica senza aver prima valutato gli impatti ambientali conseguenti.

Una notazione curiosa: negli Stati Uniti in un parco pubblico illuminato a giorno alcuni orsi hanno distrutto i vari lampioni in quanto disturbavano il riposo di questi simpatici animali.

e) fisico e psicologico. Nell'uomo i riflessi sono metabolici e psichici; la troppa luce o la sua diffusione in ore notturne destinate al riposo provoca disturbi della personalità; quante persone di notte, nella propria casa, per riposare sono costrette a chiudere completamente le serrande? Oltre che dal rumore e dall'inquinamento atmosferico, l'uomo deve difendersi dalla luce amica. Riflettiamo un attimo e immaginiamoci le serate di 2000 anni fa, avvolte dal silenzio, dall'aria pura e dal buio.

f) sicurezza. Ogni volta che si parla di questi problemi, si spende sempre una parola che ha molta presa sull’opinione pubblica "SICUREZZA". Con questo termine si ottiene un salvacondotto che permette di predisporre qualsiasi tipo di impianto. Ma la criminalità, in special modo nelle grandi città illuminate a giorno, non è in aumento?

Le norme UNI prevedono solo limiti minimi di illuminazione senza preoccuparsi eccessivamente dei flussi superiori e di quanto viene disperso lateralmente o lungo l’asse ottico. Il Codice della Strada che contiene norme riguardanti fenomeni di abbagliamento e di prescrizioni concernenti la pubblicità stradale, non viene quasi mai rispettato. Gli impianti mal progettati provocano innumerevoli inconvenienti ed incidenti alla circolazione stradale. Si parte da veri e propri abbagliamenti a quello che noi definiamo inquinamento ottico, dovuto alla continua sollecitazione dei nostri occhi esposti alla luce diretta delle lampade. Esiste per gli impianti di illuminazione una norma UNI (la 10439) che prescrive limiti per il cosiddetto indice di abbagliamento molesto "G", che però in pratica nessuno osserva. A causa degli abbagliamenti si può addirittura perdere il controllo del veicolo. Con danni ai mezzi ed alle persone (decine di migliaia di miliardi l’anno di danni). Proviamo a fare un esempio: si esca dall’aeroporto di Malpensa e si proverà un senso di cecità, la prima reazione di chi è sciocco sarà: ma come mai la strada è buia, perché non la illuminano? La realtà è un’altra: quando si esce da Malpensa l’occhio ha subito un abbagliamento e ci vuole minimo un ora perché si riabitui al buio. L’esperienza Galileiana dimostra ciò che è stato asserito e noi astrofili ben lo sappiamo, infatti quando andiamo ad osservare in campagna, dobbiamo attendere circa mezz’ora/un’ora per rilevare le stelle visibili ad occhio nudo (magnitudine apparente pari a circa 6) e si badi che passata quell’ora, vediamo una persona a centinaia di metri di distanza senza che ci sia uno straccio di luce nel raggio di chilometri!

g) economico. Del risparmio economico si è detto e ricordiamo che la stima è pari a 500 miliardi all’anno.

Conclusioni

Sappiamo benissimo che questa memoria provocherà sconcerto, reazioni e riflessioni, ma d’altronde qualcuno deve pur denunciare queste cose. Noi dell’UAI abbiamo aperto le porte della nostra rivista "Astronomia" ai contributi esterni e quindi chi vuole pubblicare sulla nostra rivista è libero di farlo, stiamo attendendo degli articoli della Sole e delle ditte accreditate, perché noi vogliamo imparare e soprattutto conoscere il pensiero altrui.

Noi dell’UAI abbiamo mostrato che non eravamo solo degli idealisti che passavano la notte a – 10° C per osservare dei "puntini luminosi" ma ci siamo rimboccate le maniche e sudando le classiche 7 camicie abbiamo dimostrato che ci siamo; fra gli astrofili ci sono professori universitari, ingegneri, astronomi, fisici, avvocati, e tanti bravissimi ragazzi, ecc. La preparazione media è notevole. Gli astrofili conoscono a fondo la teoria ondulatoria(corpuscolare della luce, gli spettri, i fotoni, ecc. Dal punto di vista teorico sono del tutto paragonabili agli illuminotecnici.

Sappiamo che dalla parte opposta c’è gente valida, intelligente e professionale che sicuramente darà risposte certe ai quesiti che poniamo e che porterà l’illuminotecnica italiana al primo posto nel mondo (noi dell’UAI abbiamo già fatto qualcosa in merito).

L’iscrizone all’UAI costa £ 60.000 all’anno e comprende 6 numeri di Astronomia e l’Almanacco astronomico.

Le 39 diapositive sull’inquinamento luminoso sono offerte al prezzo di £ 55.000 (40.000 ai soci), il manuale per la lotta all'inquinamento luminoso viene venduto a £ 12.000 (8.000 ai soci).

Versare gli importi sul c.c.p. 11531357, Unione Astrofili Italiani, Vicolo dell'osservatorio, 35122 Padova, specificando la causale del versamento.

La CNIL/UAI è contattabile all’indirizzo di posta elettronica: inqlum@uai.it, mentre l’UAI lo è al: info@uai.it

 

SECONDA PARTE

Vista l'introduzione della prima parte, in questa seconda parte entriamo nel merito operativo della questione.

1 ) LO STATO DELL'ARTE

La situazione è descritta qui di seguito:

- Regolamenti Comunali - Attualmente diverse città italiane hanno approvato un Regolamento Comunale ed altre si apprestano a farlo (l'UAI ha inviato ed invia continuamente il proprio Regolamento a tutte le Amministrazioni Comunali che lo richiedono);

- Leggi Regionali - sei Regioni hanno promulgato delle leggi regionali (Valle D'Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio), altre regioni dovrebbero approvare altre leggi regionali;

- Legge nazionale - è ferma da anni in parlamento;

- Legge sui parchi - è stata presentata in Parlamento ad opera del Senatore Semenzato nel 2000:

- Protocolli d'intesa - L'UAI ha firmato un protocollo d'intesa con la Sole; altri protocolli sono operativi e ne sono allo studio altri;

- Norme - Norma UNI 10819 e 10419;

- Accreditamenti UAI - l'UAI ha avviato una campagna di accreditamenti con l'uso commerciale gratuito del logo, ad oggi sono stati accreditati la Schreder, Neri, Cariboni/Fivep per alcuni prodotti schermati; altri costruttori sono in contatto con l'UAI per l'accreditamento;

- Sinergia UAI - Costruttori - è in corso una sinergia commerciale con i costruttori accreditati;

- vendita apparecchi di illuminazione - si registrano vendite al dettaglio, all'ingrosso, installazione di apparecchi non rispondenti alle Leggi Regionali; a tal proposito l'UAI ha scritto due volte all'ASSIL chiedendo la motivazione di tale commercio;

- in linea generale i cataloghi dei costruttori ed anche dei progettisti continuano a far riferimento alla norma 10819, non citando o tenendo conto le Leggi Regionali.

- la lotta all'inquinamento luminoso è attiva in tutto il mondo, basta aggiornarsi con il bollettino dell'IDA; l'Europa, l'America, l'Australia, tutti gli astrofili, astronomi sono in fermento.

2) CONSIDERAZIONI SULLO STATO DELL'ARTE

La linea tenuta dall'UAI in merito alle leggi è ben chiara, vista la lunga permanenza della legge nazionale al Parlamento, si punta sulle Leggi Regionali e Regolamenti Comunali. Questa linea è ben delineata e funziona nel senso che i Consigli Regionali accolgono ed approvano le leggi regionali. La legge nazionale, se sarà approvata, non potrà che essere una legge quadro, ma certamente l'UAI non sprecherà più una risorsa in merito.

E' chiaro che le leggi Regionali sono diversificate fra loro, la legge Piemonte è forse la più permissiva, ma ad un'analisi approfondita come quella eseguita dalla CNIL, non è così, quindi anche in Piemonte la strada per gli inquinatori è in salita.

Le leggi Toscana e Veneto sono più rigorose e del tutto simili fra loro.

La legge del Lazio va oltre per certi versi, anche se per le aree non protette non sembra porre particolari problemi.

La legge della Regione Lombardia, su cui facciamo un brevissimo riferimento in quanto riteniamo che gli astrofili lombardi siano i più titolati a parlarne, è ritenuta nel campo astronomico nazionale e mondiale la migliore in assoluto, sappiamo che è criticata da altri.

Noi pensiamo che gli astrofili lombardi abbiano fatto un ottimo lavoro tecnico/legislativo e soprattutto abbiano mostrato che gli astrofili "ci sono"; fra l’altro, la legge della Regione Lombardia si basa sulle prescrizioni del Dark Sky Association.

La legge sui parchi è diretta alla tutela dei parchi ed in genere ad aree poco illuminate, quindi ad avviso dell'UAI non dovrebbe porre problemi.

I protocolli, a nostro avviso, essendo un accordo fra le parti, sono il migliore strumento in quanto non richiedono ne norme ne leggi. Il protocollo Sole / UAI ne è l'esempio lampante; se la Sole gestisse tutti i punti luce dei comuni italiani non ci sarebbero più problemi riguardo all'illuminazione pubblica.. L'augurio che l'UAI fa alla Sole è che presto si aggiudichi fette di mercato più sostanziose e noi dell'UAI, indicheremo alla Sole laddove ciò può avvenire; siamo in attesa che la Sole ci fornisca l'elenco dei Comuni gestiti perché abbiamo numerose richieste sul territorio.

Il protocollo tradotto in lingua inglese è stato inviato alla Presidenza dell’IDA ed alle sedi IDA nel mondo, fra cui l’Europa. A nostro avviso, la Sole ha delle ottime credenziali per proporsi ed operare all’estero, ad esempio per cominciare in Svizzera e Francia.

La Norma UNI 10819 è poco chiara e certamente poco efficace nella lotta all'inquinamento luminoso; la Norma UNI 10419 attuale è una buona Norma ma certamente, come abbiamo scritto all'UNI, non accetteremo aumenti della Luminanza.

L'accreditamento UAI sta dando buoni frutti e non pochi Comuni ormai chiedono prodotti accreditati UAI. Stiamo costruendo una banca dati per il sito UAI dove i progettisti, installatori, appaltatori, appaltanti avranno a disposizione l'elenco e le figure dei prodotti accreditati. Presto andremo anche in stampa con la rivista Astronomia.

Il problema degli apparecchi non rispondenti ai valori fissati dalle Leggi Regionali /Regolamenti Comunali e comunque commercializzati nelle Regioni che hanno promulgato le leggi è grave, su questo punto saremo durissimi, abbiamo già chiesto spiegazioni all'ASSIL senza ricevere risposta; a seguito di ciò abbiamo scritto ai Presidenti delle Regioni interessate affinché avviino un'indagine conoscitiva sul mercato, inoltre abbiamo interessato del problema anche il Ministero dell'Ambiente.

Chiaramente ci riserviamo di attuare altre azioni a tutela dei nostri interessi e degli osservatori astronomici italiani affiliati all'UAI.

3) IL RENDIMENTO FINALE

Da nostri studi risulta che il rapporto fra l’energia luminosa fruibile, laddove serve effettivamente, e l’energia elettrica assorbita da un apparecchio di illuminazione per esterni, di norma è inferiore al 10%. Invitiamo gli esperti del settore a riflettere su questa cifra ed ad intensificare gli studi e le ricerche affinché:

- si migliori l’efficienza luminosa delle lampade rispetto ai 621 lm/w teorici (si pensi alla ridotta efficienza delle lampade al mercurio);

- si migliori il rendimento dei corpi illuminanti;

- si eviti che la luce si disperda verso l’emisfero superiore (si pensi alla dispersione di un globo luminoso);

- la luce emessa sia inviata laddove serve e non sulle zone circostanti (si pensi ad una torre faro in prossimità di uno svincolo autostradale).

4) IL CONFLITTO D’INTERESSI

Riteniamo che la stesura delle Leggi o dei Regolamenti debba essere affidata a soggetti che non hanno interessi economici nel campo da normare.

5) CONCLUSIONI E PROPOSTE

Siamo qui convenuti per capire, dialogare e costruire assieme un nuovo modello di sviluppo dell'illuminazione per esterni. Non vorremo che usciti di qui, ognuno continuasse come se nulla fosse successo, compresi noi dell'UAI.

Fermo restando quanto sopra, chiediamo che:

- l'ASSIL, per quanto di Sua competenza, faccia in modo che abbia a cessare la vendita di prodotti non conformi alle Leggi regionali in vigore nelle stesse Regioni;

- si estendano i protocolli di intesa, anche con richieste in tal senso all'UAI;

- vengano aggiornati i cataloghi dei costruttori ed in essi si faccia riferimento alle Leggi regionali;

- ci sia uno scambio continuo di informazioni fra soggetti e per quanto possibile si creino delle sinergie.

 

Un'ultima considerazione: l'azione dell'UAI è espressa in maniera similare in ogni luogo del globo, crediamo che qualsiasi resistenza su posizioni obsolete non frutterà alcun risultato ma sicuramente continuerà a provocare danni all'ambiente, all'uomo, all'astronomia ed anche all'illuminotecnica.

Qualcuno ha la responsabilità di non aver saputo mettere un "cappello" ai globi luminosi in 100 anni.

Sono 100 anni che il problema della perdita delle magnitudini stellari è stato denunciato ed un secolo non è bastato per invertire la linea di tendenza verso l’aumento dell’inquinamento luminoso.

 

Milano 24.5.2001

Carlo Rossi


Bibliografia

- AAMT - "Relazione sull'emissione luminosa in Civitavecchia e zone limitrofe" (commissionato e finanziato dalla Regione Lazio), coautore; ristampato dal MUSIS (Museo della scienza e dell’informazione scientifica) di Roma, inserito nella settimana scientifica della Comunità Economica Europea;
- C. Rossi – G. Fusco - "Regolamento comunale (città di Ladispoli) per il miglioramento dell'illuminazione pubblica e privata esterna;
- C. Rossi – M. Di Sora – G. Fusco - "Legge Regionale del Lazio sull'inquinamento luminoso", anno 2000;
- AAMT - "Rapporto sullo stato dell'illuminazione nella città di Civitavecchia e provvedimenti atti a ridurre l'inquinamento luminoso ed il consumo energetico", coautore.
- C. Rossi - "Introduzione all'inquinamento luminoso", rivista Astronomia U.A.I.1997;
- C. Rossi – G. Fusco - "Il disegno di legge n.751 sull'inquinamento luminoso", rivista Astronomia U.A.I.1997;
- C. Rossi – G.Fusco -"Il regolamento di Civitavecchia", Astronomia UAI 1998;
- C. Rossi – E. Di Michele - "Impianti industriali: inquinamento luminoso ed effetto serra", Astronomia UAI 1999;
- C. Rossi – G. Fusco - "Stima del flusso luminoso e del rapporto di emissione della città di Civitavecchia", Astronomia UAI 1999;
- C. Rossi -"La Norma UNI 10819", Astronomia UAI 1999;
- C. Rossi – G. Fusco - "La legge del Lazio", Astronomia UAI 2000;
- C. Rossi – Silvano Minuto - "Regione Piemonte ed inquinamento luminoso", una brutta legge?, Astronomia 2000;
- Gruppo parlamentare Verdi . L’Ulivo del Senato "Parchi delle stelle, stop all’inquinamento luminoso";
- C. Rossi - "Manuale sulla lotta all'inquinamento luminoso", 2000, UAI Editore;
- C. Rossi - Aldo Di Pietro - "Il protocollo Sole / UAI" Astronomia 2001;
- UAI - "Almanacco Astronomico", 1999, 2000, Editore UAI.
- Pierantonio Cinzano "Inquinamento luminoso e protezione del cielo notturno", Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti

 

La presente relazione per gli atti del convegno.


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