APPUNTAMENTO CON LE LEONIDI
17-18 NOVEMBRE 1998
Vai alla Tabella delle Osservazioni.

Speriamo ci sia la pioggia ... !

Nelle settimane antecendenti la metà di novembre, spesso si è sentita questa frase ... in bocca agli astrofili; e lo sconcerto di chi non segue attivamente l'astronomia dev'essere stato evidente.
Ma una ragione, e molto evidente, c'era per un simile auspicio; infatti, noi astrofili, ci auguravamo che ci fosse una pioggia, a cavallo del 17 novembre, ma di meteore !
Proprio nella notte tra il 17 ed il 18 novembre 1998 si attendeva la pioggia meteorica delle Leonidi, quella che accade (al massimo) tre volte ogni secolo.
Per comprendere meglio di che cosa stiamo parlando, accenniamo brevemente al meccanismo che produce le meteore.

Quando una cometa transita nella parte più interna del Sistema Solare, quella situata entro le orbite dei pianetini, la radiazione solare riscalda la sua superficie facendo sublimare i ghiacci (composti d'acqua, ammoniaca e altro), cioè li fa vaporizzare direttamente dallo stato solido. Questo processo, con le grandi quantità di vapore d'acqua che si sviluppano, asporta dal corpo cometario molto materiale solido, principalmente polveri e grani di roccia.
Negli ultimi decenni abbiamo assistito parecchie volte allo spettacolo di una cometa che sviluppa una coda, solitamente blu - azzurrina se composta di gas ionizzati o giallo - marroncina se composta di polveri. Persino noi del C.AS.T. abbiamo assistito, nella pur breve storia dell'associazione, al transito delle meravigliose comete Hale-Bopp e Hyakutake 2.
La prima esibì due coloratissime code (anche se nella conferenza del 1997 il dottor Gabriele Cremonese ci mostrò che essa aveva una terza coda gialla di atomi neutri di sodio, non visibile però senza filtri appositi), mentre la Hyakutake 2, che transitò all'inizio del 1996, esibì una lunga coda azzurro - verdastra.
I soci più anziani invece si ricorderanno della cometa per eccellenza, la Halley, la quale transitò tra la fine del 1985 e l'inizio del 1986, e, per lo meno, della West del 1976 e della Kohoutek del 1973.

In linea di principio possiamo dire che ogni cometa nella parte più interna della propria orbita, persino quelle che ormai hanno quasi esaurito i propri elementi volatili e non generano code apprezzabilmente visibili dal nostro pianeta, emettono polveri al loro passaggio, in quantità più o meno rilevanti. Le meteore si producono quando i granelli di polvere, orbitanti attorno al Sole lungo l'orbita cometaria, entrano nella nostra atmosfera "incendiandosi".
Più correttamente si dovrebbe dire che le particelle cometarie si riscaldano a causa dell'enorme attrito creatosi al loro passaggio negli strati via a via più densi dell'atmosfera terrestre; l'enorme riscaldamento le vaporizza completamente se sono piccole, generando le meteore (dette comunemente stelle cadenti). Se sono più grandi (ed eventualmente anche più dense) il riscaldamento non riesce a consumarle completamente ed esse raggiungono il suolo generando una meteorite.

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Figura 1 - L'oggetto più luminoso è la chioma della cometa Tempel-Tuttle (55P). Compie una rivoluzione intorno al Sole in poco più di 33 anni. E' una cometa relativamente giovane ed emette, pur essendo un oggetto con un diametro di soli 3,8 km., notevoli quantità di polveri, generando uno degli sciami meteorici più famosi: le Leonidi. Immagine ripresa da Rolando Ligustri da Latisana (Ud), il 15 febbraio 1998. Telescopio Riflettore: MEADE da 200 mm.- f/6.3; C.C.D.: SXL8; Tempo d'integrazione: 2x2 m. in binning 2x2

Lo scorso 28 febbraio è ritornata al perielio la cometa di medio periodo che genera le Leonidi, la 55P/Tempel - Tuttle. Il suo periodo di 33,25 anni fa si che essa si renda visibile solamente tre volte ogni secolo, producendo con la stessa frequenza un aumento delle Leonidi. Una "pioggia" o "tempesta" meteorica accadono molto più raramente, dato che esse dipendono dai parametri geometrici dell'incontro dopo il ritorno dell'astro chiomato (soprattutto dalla distanza di attraversamento del piano orbitale della cometa da parte della Terra).
L'appuntamento di quest'anno era stato ampiamente anticipato da numerosi articoli apparsi su tutta la stampa specializzata, essendo il 1998 e il 1999 gli anni reputati migliori per la produzione di un'imponente pioggia, anche se molto meno cospicua di quella eccezionale del 1966, rivelatasi sul continente americano una vera e propria "tempesta".

Il problema principale rappresentava semmai quello di calcolare l'esatto istante del massimo, data l'esiguità della larghezza del filamento di polveri che si sarebbe incontrato (stimato spesso meno di 35.000 km.). Una stima esatta nel campo meteorico è impossibile, data l'inconoscibilità esatta di tutti i parametri che possono influenzare l'incontro; la stima più accreditata dava un probabile picco per le ore 19.43 T.U. del 17 novembre, in condizioni di Luna Nuova.
Un indizio della possibile avvenuta della pioggia, definita come tale se lo ZHR (Zenithal Hourly Rate - Tasso Zenitale Orario) supera indicativamente il numero di 1000 (meteore/ora), era l'attività registrata negli anni 1996 e 1997. Due anni fa c'era stata un'attività abbastanza modesta, con ZHR compreso tra 50 e 80 ed uno stretto picco temporale ancora maggiore. Anormalmente, rispetto alla consuetudine, c'era stata una notevole produzione di meteore molto brillanti (bolidi).

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Figura 2 - ZHR delle Leonidi del 1996 osservato verso la longitudine solare. Il profilo è stato costruito usando intervalli di larghezza 0,1° con incrementi di 0,05° prima del sol=235,1°, intervalli di larghezza pari a 0,02° con incrementi di 0,01° durante il periodo sol=235,1° - 235,5°. Il resto del profilo è stato creato con intervalli di 0,1° incrementati di 0,05° durante il periodo sol=235,2° - 235,5° ed intervalli di 0,5° incrementati di 0,25° successivamente. I pallini pieni in basso nella figura rappresentano lo ZHR delle Leonidi, mentre i triangoli pieni rappresentano il tasso orario delle meteore sporadiche (sporadic HR) nei corrispondenti intervalli. (Fonte International Meteor Organisation)

Per quanto riguarda il 1997, i dati dell'International Meteor Organisation non sono ancora definitivi (si rimanda al loro sito internet per maggiori dettagli), ma si può intanto dire che lo ZHR dello sciame rimase ad un valore di 80 per circa 12 ore, anche se la Luna crescente vicina al radiante non permise di effettuare né visualmente né fotograficamente misure precise.
Dalla Costa Occidentale degli Stati Uniti e dalle Hawaii si evidenziò un netto, anche se breve, outburst d'attività e tutti gli osservatori affermarono di aver contato numerosi bolidi ed un numero di meteore brillanti particolarmente ricco, forse più di quello dell'anno precedente; molti bolidi si collocarono nell'intervallo di magnitudine compreso tra -6 e -9.
Anche gli studi nella banda radio confermarono quelli visuali, evidenziando un cospiquo flusso di meteore generanti riflessioni radio "dense e durature", indice di meteore di grande diametro. Pertanto, l'aspettativa di una buona attività associata all'osservazione di molti bolidi luminosi, rendeva spasmodica l'attesa dello sciame del 1998.

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Figura 3 - Andamento statistico della distribuzione numerica delle Leonidi, la notte del 17-18 novembre 1997, per intervalli di mezza magnitudine (Fonte Lucio Furlanetto - C.AS.T.)

Quest'anno l'orbita della Terra avrebbe intersecato il piano dell'orbita della cometa alle ore 19.43 del 17 novembre, secondo i calcoli di Yeomans, e quindi sarebbero risultate avvantaggiate dalla geometria dell'incontro le longitudini dell'Asia orientale.
Ma come detto precedentemente, nell'ambito meteorico nulla può essere affermato con sicurezza, in quanto le perturbazioni gravitazionali sull'orbita della cometa da parte dei pianeti giganti o una forte attività del Sole avrebbero potuto modificare sostanzialmente l'ora del picco. Infatti si sarebbe potuto incontrare il piano delle meteore alcune ore prima o alcune ore dopo il passaggio attraverso il piano della cometa Tempel-Tuttle.
Le condizioni geometriche dell'incontro 1998-1999 ricordavano quelle del 1866-1867 (che generarono una pioggia con ZHR=5000) e quelle del 1932-1933 (con uno ZHR=240 o inferiore). Geometricamente, se la pioggia non fosse avvenuta quest'anno, l'Europa, il Nordafrica e l'Asia occidentale sarebbero risultate avvantaggiate il prossimo anno, pur con la presenza della Luna.

Per far capire meglio quanto si presenti incerta la formulazione di una stima d'attività, dirò che due tra i principali studi sull'argomento prevedevano una debole attività incentrata sulla longitudine dell'Asia orientale uno e su quella dell'Asia centrale l'altro, mentre un altro lavoro prevedeva una "totale non predicibilità" a causa della notoria inaffidabilità degli stessi sciami !!!
A tal proposito veniva citato il caso del 1965, quando un picco venne osservato sulle Hawaii e sull'Australia, circa 13 ore prima dell'attraversamento del piano orbitale della cometa. Nel 1969 ci fu un picco non previsto, il quale produsse 4 meteore per minuto nel cielo degli Stati Uniti orientali, circa quattro ore dopo l'attraversamento del piano orbitale.

La situazione del 1998 era pertanto abbastanza poco chiara, oscillante com'era tra nefaste previsioni di scarsa attività e previsioni di media attività concentrata in uno strettissimo segmento temporale, solitamente non più ampio di un'ora. La nostra situazione era di aspettativa della venuta della data fatidica e, sperando nel bel tempo, di attesa della levata del radiante sopra l'orizzonte.
Durante la precedente parte dell'anno avevo osservato sia gli sciami principali che quelli minori, in modo da prepararmi al conteggio ed alla trascrizione grafica delle tracce meteoriche; avevo studiato le metodologie impiegate dall'I.M.O., consigliate pure dall'Unione Astrofili Italiani, ed avevo redatto delle tabelle previsionali di lavoro secondo i dati del novembre 1997, unico anno in cui ho potuto osservare le Leonidi, essendo stati avversati dal tipico maltempo novembrino della nostra regione i due precedenti. La tabella della distribuzione delle meteore per luminosità di quella serata (17-18 novembre 1997) la potete leggere poco sopra.

Nel C.AS.T. una novità importante (e non prevista) dell'estate è stato l'interessamento di un giovane diciottenne di Palmanova, Edoardo Piani, che, dopo l'iscrizione al circolo in primavera, ha iniziato ad interessarsi all'osservazione meteorica con sempre maggiore impegno. In pochi mesi ha padroneggiato le nozioni base della tecnica osservativa e, approfittando di tutte le uscite pubbliche o interne del circolo, ha imparato a conoscere le costellazioni ed a riconoscere velocemente le stelle identificative delle coordinate di accensione e spegnimento delle meteore osservate.
Oltre ad essersi dimostrato un valido aiuto nelle serate osservative che continuavo ad effettuare, delle quali una settantina degli ultimi tre anni sono state tabulate nell'apposita sezione meteorica del sito internet del C.AS.T., Edoardo ormai poteva iniziare a studiare autonomamente gli sciami meteorici.

Il gruppo osservativo del circolo aveva già realizzato molte serate insieme, tra le quali quelle dedicate alla cometa Hale-Bopp, alle eclissi di Luna ed alle "Lacrime di San Lorenzo" erano forse quelle più importanti; ma pure le decine di Luna in Piazza e tutto il resto delle manifestazioni effettuate non ci hanno preparato allo spettacolo che ci si è offerto durante la "Notte delle stelle cadenti" del 12 agosto scorso.
Dopo l'osservazione ai telescopi dei soci del C.AS.T. e la descrizione visuale delle costellazioni e dei rudimenti delle tecniche visuali di conteggio meteorico, le centinaia di spettatori intervenuti a Sant'Antonio di Talmassons, nel consueto appezzamento gentilmente concessoci per le serate pubbliche ormai fino dal 1993, sono letteralmente rimaste a bocca aperta nell'ammirare lo splendido bolide di magnitudine visuale -13 transitato sulla verticale di Talmassons alle 21.50 T.U. (23.50 di ora legale). Anche per Rolando, Stefano, Fausto, Luigi, Ezio e me, che pure "studiamo" il cielo da vent'anni lo spettacolo è stato senza pari. Dopo l'apparizione di quel bolide, finalmente anche il C.AS.T. poteva dire al mondo: "anche noi ne abbiamo osservato uno luminosissimo !".

Leggendo le riviste tecniche, e soprattutto i tabulati internet dell'I.M.O., mi suscitava un certo fastidio leggere i rapporti dei bolidi osservati in tutto il mondo mentre noi restavamo ancora a "bocc'asciutta". Da quella sera poi, anche i più famosi astrofili italiani, le riviste astronomiche, la stampa regionale e la stessa Rai ci hanno considerato in maniera diversa.
La nostra osservazione infatti, unita a quella dei colleghi di Farra d'Isonzo ed il tracciato radio di Remanzacco, è stata determinante per la determinazione della traiettoria esatta del bolide e dei suoi parametri visuali e radio. Le successive interviste alla Rai (televisione e radio), a Telefriuli ed ai quotidiani sono state forse di contorno rispetto alla pura attività di ricerca non professionistica, ma sono comunque servite ad imporre all'attenzione regionale il gruppo. Inoltre, per la prima volta, l'intero gruppo osservativo ha collaborato alla raccolta dei dati e quindi ciascun socio ha partecipato al lavoro finale riferendomi tutti i particolari riscontrati, forse impossibili da raccogliere se l'osservatore fosse stato isolato.

Arrivato il 17 novembre, ho aperto la mia attività con l'intenzione di svolgere il maggior lavoro possibile subito, in modo da doverne fare il meno possibile alla chiusura serale ed essere pronto alle 19 per partire per il sito montano stabilito. Ma l'imprevedibilità delle meteore mi stava per giocare un bruttissimo scherzo !
Verso le nove il socio Agostino mi telefona per comunicarmi di aver osservato almeno una dozzina di meteore brillantissime (delle quali molte bolidi) in meno di mezz'ora ... ! Sul momento rimango alquanto perplesso, data l'inconsuetudine di una simile osservazione anche per un "meteorico semiprofessionistico" come me. Ma altre persone durante la mattina mi vengono a raccontare di aver visto decine di meteore in pochi minuti poco prima dell'alba, addirittura tre luminosissime quasi contemporaneamente. All'arrivo di un altro astrofilo (Marco Candotti di Trivignano Udinese), già osservatore indipendente di altri bolidi tra cui quello del 12 agosto, il quale mi porta una delle mie cartine con sopra disegnate 23 tracce di meteore più luminose di Giove (osservate in meno di due ore dalle 23 alle 01 T.U.), allora capisco che tutto ciò non poteva essere assimilato alla semplice salita dell'attività delle Leonidi verso il picco massimo, ma doveva essere associato ad un'intensa attività non prevista e per di più con oltre una decina d'ore d'anticipo.

Nel pomeriggio telefono al responsabile della sezione meteore dell'U.A.I. (Enrico Stomeo) e poco dopo vengo chiamato dal signor Giannino Bernobich di Staranzano (Go), un astrofilo col quale sono in contatto da alcuni mesi. Entrambi confermano le più "nere" previsioni: il picco massimo probabilmente e imprevedibilmente c'è già stato durante la mattinata, rendendo fortunati gli astrofili del continente Americano, come nel 1966. (NdR: a posteriori sappiamo che il massimo è avvenuto verso le 7 T.U., sopra le Isole Canarie, con uno ZHR all'incirca di 5000.)
La stima empirica con le osservazioni effettuate da chi era in piedi la notte precedente, e non era raffreddato come il sottoscritto, avevano fatto ipotizzare un'attività meteorica compresa inizialmente tra 1000 e 2000 meteore per ora, in seguito rivista a circa 3500 meteore per ora !!! Stomeo ed il suo gruppo di Venezia avevano fotografato decine di brillanti bolidi, mentre Bernobich aveva il monitor quasi saturato dagli echi radio delle scie ionizzate delle meteore: quelle più brillanti erano rimaste visibili per molti minuti.
Candotti aveva tracciato molte scie che partivano dalla zona compresa tra la testa, il collo ed il petto del Leone, nella zona dove si doveva trovare il radiante delle Leonidi quella notte. Rammaricarsi per il malessere della notte precedente non sarebbe servito a nulla, quindi alle 19 ci siamo apprestati a partire, nonostante il cielo fosse coperto ed avesse appena piovuto (a Codroipo aveva nevicato con una temperatura al suolo di +9°!)

Con simili premesse abbiamo percorso i tornanti del Matajur, notando sbigottiti che c'era pure un preoccupante via vai di autovetture. Giunti nel luogo prescelto, abbiamo preparato le attrezzature osservative e ci siamo posizionati opportunamente per l'attività da svolgere (fotografica e visuale). L'attesa è terminata alle 21.52 T.U. (22.52 ora corrente) con l'osservazione della prima Leonide, anche se al momento si erano già viste almeno una ventina di meteore (Tauridi Nord e Sud, uno sciame posto in Ursa Maior e sporadiche).
In seguito il ritmo è costantemente aumentato, mano a mano che la costellazione sorgeva e si alzava sopra l'orizzonte; il tasso indicativo di meteore nella prima ora dalla levata del radiante è stato di circa una ventina all'ora, delle quali oltre metà erano Leonidi. In seguito la proporzione di Leonidi è salita, dato che, con l'intera costellazione sopra l'orizzonte, si iniziavano a vedere pure le meteore più deboli, quelle di magnitudine 4-4,5.
Nella seconda ora il tasso era di oltre una quarantina per ora, delle quali due terzi erano Leonidi. Due fattori hanno però condizionato l'intera nottata: il freddo pungente (si sono raggiunti i -10°C dopo le ore 3) ha messo a dura prova noi, i registratori e le attrezzature fotografiche; stare fermi a contare meteore e dettarne i dati nel registratore non è proprio il massimo per trascorrere una notte intera. E il continuo andirivieni di curiosi, verso il rifugio sovrastante e il nostro piazzale, ha irrimediabilmente rovinato molti fotogrammi delle sensibili pellicole (sovraesponendole).

Il lavoro visuale mio e di Edoardo ha dato i suoi frutti, con 241 meteore contate da me e 63 da Edoardo, ma la maggior parte delle esposizioni di Rolando e di Francesco sono andate perse, anche se alcune belle tracce sono state riprese. Anche il lavoro di Paolo, Stefano ed Agostino, è stato notevolmente danneggiato dai fari delle auto. Quando parliamo di inquinamento luminoso, ci riferiamo anche a questi episodi, dato che ormai non ci sono più luoghi da dove poter scattare fotografie astronomiche, senza che luci parassite fisse o mobili o autovetture ci rovinino il lavoro di un evento unico nella nostra vita. La prossima pioggia di Leonidi è prevista per la fine del XXI secolo, dato che le due prossime non saranno cospicue, essendo l'orbita della cometa influenzata dell'attrazione gravitazionale di Giove.


NOTA BENE: le tabelle sono qui ridotte in dimensione rispetto al formato originale; ciò per dare una visione complessiva delle stesse. Per una megliore osservabilità le si clicchino, in modo da aprirle a "tutta pagina".
I dati osservativi visuali del 1998 possono essere meglio interpretati analizzando il grafico sottostante. In esso sono divise le meteore in base alla loro luminosità (con intervalli di mezza magnitudine) e per ogni intervallo si evidenzia il numero di conteggi per ciascuno sciame.

Figura 4 - Andamento statistico dei conteggi delle meteore osservate la notte tra il 17 e il 18 novembre 1998. Vengono riportati i quattro radianti associati alle Leonidi, altri dieci radianti e le sporadiche di fondo. (Fonte Lucio Furlanetto - C.AS.T.)

Come si vede sopra, le due meteore più luminose hanno raggiunto addirittura la magnitudine di -10, con una Leonide ed una appartenente ad un ipotetico radiante che ho chiamato provvisoriamente CAM 2 (cioè il secondo radiante osservato in Camelopardalis, la Giraffa). La tabella è di difficile interpretazione ma, di seguito, svilupperò la stessa in altre tabelle per argomento. Degno di nota è l'altissimo numero di meteore luminosissime (addirittura con alcuni bolidi), mentre quest'anno il picco di massimi conteggi l'ho evidenziato con le meteore di magnitudine 3,5, mentre l'anno scorso erano quelle di magnitudine 3,0 (vedi tabella 97111718 riportata nella prima parte dell'articolo).

Notevole è pure il numero di meteore molto luminose, con valore di Mv tra -3,5 e 0,0, che l'anno scorso non si era evidenziato; penso sia lecito supporre che + esse provengano dal grande rilascio di materiale nuovo che la cometa Tempel-Tuttle ha fatto transitando al perielio lo scorso 28 febbraio.
L'andamento della magnitudine con Mv tra 0,0 e 5,0 è abbastanza tipico, anche se la curva di distribuzione termina bruscamente alla Mv=4,5 (in quanto non abbiamo evidenziato meteore di magnitudine 5,0 o superiore nonostante che la magnitudine limite fosse di 5,8). Ciò può essere imputato alla grande attività dello sciame, il quale ha indirizzato la nostra attenzione soprattutto verso le meteore più luminose. Si nota anche un anomalo calo nella distribuzione centrata sulla Mv=2,5, imputabile forse a piccoli errori di valutazione della magnitudine (sempre possibili) o semplicemente ad una parziale mancanza di meteore di questa luminosità durante l'intervallo temporale d'osservazione.

La tabella seguente evidenzia la distribuzione per luminosità delle Leonidi vere e proprie, divise nei vari radianti evidenziati.

Figura 5 - Andamento del conteggio degli avvistamenti con distribuzione della luminosità per mezza magnitudine; i radianti osservati sono: Leonidi classiche (in rosso), Leonidi 1 (in verde), Leonidi 2 (in giallo) e Leonidi 3 (in azzurro). (Fonte Lucio Furlanetto - C.AS.T.)

Nella tabella di figura 5, i numeri posti sopra la barra indicano il numero dei conteggi; l'effetto non è molto bello, ma ho pensato di facilitare la lettura dell'articolo nel notiziario cartaceo, dato che esso è in bianco e nero. Qui, a colori, è maggiormente comprensibile.
Questa tabella è molto importante, in quanto evidenzia che le Leonidi osservate provenivano da una zona molto complessa, divisa addirittura in quattro radianti separati (almeno secondo la mia osservazione).
Infatti le Leonidi classiche provengono dal punto teorico, quello posto a destra del collo del Leone, mentre le Leonidi 1 provengono dalla testa del Leone. Le Leonidi 2 provengono dalla parte posteriore del collo, cioè dalla parte opposta del collo rispetto alle classiche, mentre il radiante delle Leonidi 3 proviene da poco a destra del petto del Leone.
L'anno scorso ero dubbioso di questi radianti secondari, ma quest'anno ho prestato la massima attenzione a separarli bene, e queste meteore sicuramente non provengono dall'areale delle Leonidi classiche. A prima vista sembrerebbe che le distanze tra i quattro radianti siano molto modeste ma, per un osservatore esperto, sono facilmente discriminabili.

Nella figura successiva viene mostrato il conteggio complessivo delle meteore generate dai radianti delle Leonidi; il conteggio è cumulativo, quindi in ogni barra vengono conteggiate tutte le meteore (di ogni luminosità) provenienti da quel radiante. E' evidente la differenza, almeno di dieci volte, tra la produzione del radiante classico e di quelli collaterali.

Figura 6 - Figura 6 - Conteggi complessivi delle Leonidi, separati per i singoli radianti. (Fonte Lucio Furlanetto - C.AS.T.)

Nella Figura successiva vengono mostrati i conteggi riferiti ai singoli radianti diversi dalle Leonidi e dalle sporadiche (cioè le meteore di fondo non associabili a nessun altro radiante).

Figura 7 - Distribuzione per luminosità (con intervalli di mezza magnitudine) delle meteore non Leonidi e non sporadiche. (Fonte Lucio Furlanetto - C.AS.T.)

Come si vede dalla rarità di barre nella parte sinistra della figura, solo le meteore associate agli ipotetici radianti UMA, CAM 1 e CAM 2 e quelle associate ai radianti già conosciuti delle Tauridi Nord e Sud (due radianti di meteore più lente generati dalla stessa cometa) hanno generato un significativo numero di meteore molto brillanti.
Gli altri radianti, con meteore con una media di luminosità bassa (Mv tra 2,0 e 4,5) dispongono di polveri con una massa molto piccola, indicativamente sotto il grammo (NdR: un frammento di 1 g in condizioni normali genera meteore di magnitudine zero; uno di 0,1 g genera meteore di magnitudine 3).

E' significativo il fatto che i radianti ipotetici UMA, CAM 1 e 2, le cui sigle sono assegnazioni provvisorie di radianti di cui non ho trovato traccia nei mie archivi, abbiano generato meteore brillanti (addirittura una di Mv = -10 !). Potrebbero essere concentrazioni di meteoroidi ancora non conosciuti o, più probabilmente, concentrazioni che la Terra incontra saltuariamente in certe condizioni geometriche delle intersezioni tra le rispettive orbite, magari già osservate ma non per un numero sufficiente di volte tale da inserirle definitivamente come radiante nei tabulati internazionali.
Nella figura successiva mostro i conteggi complessivi per i singoli radianti diversi dalle Leonidi e dalle sporadiche; è identico, per impostazione, a quello della figura 7.

Figura 8 - Conteggi complessivi degli altri radianti; mostra la produzione meteorica complessiva per ogni singolo radiante. (Fonte Lucio Furlanetto - C.AS.T.)

Nell'ultima figura dell'articolo, mostro la distribuzione complessiva della produzione meteorica dei gruppi di radianti, divisi in tre classi: Leonidi, altri radianti, meteore sporadiche. Il motivo è semplice: la grossa differenza tra le tre barre della tabella fa capire subito perché le Leonidi siano uno sciame "importante", al contrario degli altri dieci.
La produzione meteorica delle Leonidi è quattro volte quella di tutti gli altri radianti messi insieme ! Anche il rapporto tra le Leonidi e le sporadiche è molto alto: oltre cinque volte; questo è il dato principale che discrimina un radiante maggiore da uno minore (la maggior parte di quelli conosciuti).

Infatti le Leonidi, le Perseidi, le Geminidi, le Quadrantidi ed altri hanno tassi d'attività almeno tre volte superiori alle meteore sporadiche, mentre gli altri radianti hanno tassi d'attività molto inferiori (anche la metà, o meno, delle sporadiche). Per questo motivo i conteggi e le registrazioni dei radianti maggiori sono diversi da quelli che si fanno per i radianti minori. Per informazioni più dettagliate si consiglia di leggere le circolari della sezione meteore dell' Unione Astrofili Italiani o quelle dell'International Meteor Organisation, oppure si contatti il sottoscritto secondo le solite modalità.

Figura 9 - Conteggi complessivi dei gruppi di radianti; mostra la produzione meteorica complessiva delle Leonidi, della somma degli altri radianti e di quelle sporadiche. (Fonte Lucio Furlanetto - C.AS.T.)

Il radiante classico dal quale dipartono le tracce meteoriche delle Leonidi è posizionato alle coordinate: Ascensione Retta: 10h 14m; Declinazione: +22° (alla data del 17-18/11/1998). Il prossimo anno effettueremo nuovamente l'osservazione dello sciame, anche confidando nel fatto di poter rivelare nuovamente una buona attività, soprattutto dopo che la Luna sarà tramontata poco prima del massimo previsto (le 02.04 T.U. del 18 novembre 1999). In ogni caso a dicembre osserveremo le Geminidi, a gennaio le Quadrantidi, a luglio ed agosto le Perseidi, a ottobre le Epsilon Geminidi e le Tauridi Nord e Sud, oltre agli sciami "minori" che la sezione meteore regolarmente studia già da alcuni anni (compatibilmente con le condizioni del tempo). Le oltre tremilatrecento meteore già catalogate in quasi cento notti osservative ed il numero in ascesa dei soci interessati alle osservazioni, rendono l'attesa delle prossime Leonidi sempre più viva.

Desidero ringraziare i soci Edoardo Piani, Marco Candotti e Stefano Codutti per l'aiuto osservativo che mi danno dall'estate 1998; il vicepresidente Paolo Beltrame ed il socio Virginio Savani per la traduzione dei testi inglesi; tutti gli altri soci, a partire dal presidente Rolando Ligustri, che in qualunque forma aiutino la sezione meteore.

Lucio Furlanetto

Bibliografia

Notizie varie: Unione Astrofili Italiani, International Meteor Organisation, Sky & Telescope;
Figura 1: Copyright © 1996 by International Meteor Organisation;
Figura 2: Copyright © 1998 by Rolando Ligustri;
Figure 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9: Copyright © 1997-1998 by Lucio Furlanetto.


Cartine osservative della notte del 17-18 Novembre 1998:

Cartina zona di URSA MAIOR, URSA MINOR, LEO
Cartina zona di GEMINI, TAURUS, ORION, CANIS MINOR, CANIS MAIOR
Cartina zona di LEO, HYDRA, VIRGO, PUPPIS.

La dimensione delle singole cartine è di circa 1400 X 1000 PIXEL (150-200 KB).


Per un'analisi generale mondiale dell'attività dello sciame, vi rimandiamo al sito dell'International Meteor Organisation; dal gennaio 2000 è stato inserito l'articolo riepilogativo generale dell'attività delle leonidi del 1998, alle quali si riferisce anche questo scritto. Pure i nostri dati sono entrati a far parte dell'analisi complessiva dell'I.M.O.
Per visionare il testo cliccate: Rapporto Finale IMO sulle Leonidi 1998.
In riferimento alle meteore che colpirono la superficie lunare, si può capire cosa accadde in quelle notti del massimo delle Leonidi del 1998 visitando il sito del Center for Space Physics della Boston University alla pagina:
The Moon's Sodium Tail and the Leonid Meteor Shower;
linkate da questa pagina si trovano due interessantissime animazioni:
Lunar Sodium Tail;
Leonid Pulse.

Mostrano come si creò la coda di sodio dovuta all'impatto delle Leonidi durante i giorni a cavallo del massimo del 1998 e come essa interagì con il nostro pianeta.


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Pagina caricata in rete: 20 novembre 1998; ultimo aggiornamento (4°): 8 febbraio 2001