NOTIZIARIO

ANNO VII - NUMERO 22
3° TRIMESTRE 1999


IL CIELO AUTUNNALE 1999

Con i primi di settembre diventa evidente l'accorciamento delle giornate, con il Sole che tramonta prima delle otto e il crepuscolo astronomico che termina verso le nove e mezza di sera.

In meridiano ritroviamo il triangolo estivo, con il Sagittario basso sull'orizzonte, a est cominciano a farsi notare le costellazioni del Pegaso e di Andromeda, mentre più in basso ci sono l'Acquario e il Capricorno, molto meno visibili per la debolezza delle loro stelle principali.

Attualmente quest'ultima ospita i due pianeti giganti più esterni: Urano e Nettuno.

Il primo è di magnitudine 5.6 ed è facilmente rintracciabile nei pressi della Theta Cap, di quarta magnitudine; dalla montagna è possibile vederlo ad occhio nudo, mentre con un telescopio da 200 mm si possono vedere alcuni dei suoi satelliti, oltre al piccolissimo disco del pianeta, apprezzabile solo oltre i 150 ingrandimenti.

Discorso simile per Nettuno, con la differenza che è di due magnitudini più debole, per cui ci vuole maggior pazienza per trovarlo; al telescopio sarà ancora più piccolo (circa tre secondi d'arco invece dei quasi quattro di Urano) e al massimo sarà visibile il satellite maggiore "Tritone".

Ai confini della costellazione del capricorno c'è M 30, un ammasso globulare di settima, con una stella di quinta, mezzo grado ad est.

Immagine della nebulosa Helix (NGC 7293), posizionata nella costellazione dell'Acquario, effettuata da Rolando Ligustri con un obiettivo da 300 mm. di focale a f/4.5. Immagine digitalizzata da una stampa realizzata da una diapositiva PJM 1000, con un tempo d'esposizione di 25 m.       27 KB

Passiamo nel vicino Acquario, dove è possibile osservare un paio di nebulose planetarie estremamente diverse tra loro.
La prima è NGC 7293, conosciuta come Elica, è un oggetto molto largo (15 primi di diametro) e dalla bassa luminosità superficiale, quindi va osservata con pochi ingrandimenti e da cieli particolarmente bui, magari con un filtro OIII.
La seconda è NGC 7009, detta Saturno, è molto piccola (25 secondi d'arco) per cui è necessario utilizzare alti ingrandimenti, almeno 150-200, per apprezzare al meglio la sua somiglianza con il pianeta omonimo.

In zona troviamo M 72, un globulare piccolo e concentrato, e M 73, un ammasso aperto fra i più deboli e sparsi di tutto il catalogo Messier.

Cinque gradi a nord della Beta Aqr c'è M 2, un altro globulare, stavolta ben più luminoso, osservabile anche con un binocolo.

Saliamo nel vicino Pegaso, dove troveremo M15 , anch'esso globulare luminoso, con il nucleo particolarmente concentrato.
Andiamo nella parte settentrionale della costellazione, quattro gradi a nord della Eta Peg c'è la piccola galassia NGC 7331 , che al telescopio assomiglia alla M31 in Andromeda, ma in miniatura.

Trenta primi a sud, da cieli scuri, un 200 mm ci mostrerà una debole condensazione luminosa: è il Quintetto di Sthephan, un gruppo di cinque galassie delle quali quattro formano un gruppo fisicamente legato, mentre la quinta è notevolmente più vicina.
Con strumenti un po' più grandi si cominciano a distinguere le singole componenti, ma è con quelli veramente grossi che le cinque galassie si mostrano ben distinte fra loro.

A questo punto spostiamoci in Andromeda e puntiamo M31 : nelle serate decenti sarà visibile ad occhio nudo, mentre con un binocolo già si noterà la distinzione tra il nucleo e le regioni più esterne.
Dalla montagna col telescopio si noteranno anche delle bande oscure, costituite da polvere, che si proiettano sulle zone adiacenti al nucleo; le due galassie satelliti, M 32 e NGC 205, diventano ben visibili e distinte tra loro, circolare e molto evidente la prima, allungata e più debole la seconda.

Mezzo grado a sudovest dal nucleo, una condensazione dell'alone ci segnala NGC 206, una ricca associazione stellare, risolvibile solo in fotografia.

Nel vicino Triangolo troviamo M 33, la seconda galassia più luminosa del cielo: purtroppo la sua bassa luminosità superficiale la rende poco soddisfacente all'osservazione visuale, sebbene con telescopi medio-grandi compaiano parecchie condensazioni, in realtà ricchi ammassi aperti ed estese regioni HII, tipo M 42 in Orione.

Ma il nostro sguardo a questo punto sarà catturato dalla presenza dei due giganti del nostro sistema solare: Giove e Saturno, distanti solo una quindicina di gradi l'uno dall'altro.

La loro visibilità migliorerà con l'avanzare della stagione, per cui sarà utile cominciare ad osservarli già da ora, per poter arrivare in novembre preparati per l'opposizione.

Giove ripreso da Fabrizio Marchi con un telescopio Telescopio Zen apocromatico 150/1500 mm. (portato con una lente di Barlow a f/30) usando un c.c.d. Starlight HX516, con pixel quadrati da 7,4 nm. di lato. Il tempo d'esposizione è stato di 0.2 s.       18 KB

Paolo Beltrame

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Copyright © 1999 by Paolo Beltrame (testo), Rolando Ligustri e Fabrizio Marchi (immagini)
e Lucio Furlanetto (adattamento web)
Pagina caricata in rete: dicembre 1998; ultimo aggiornamento: 5 giugno 2000