LEONIDI 1999

 

di Giovanni Bonini

 

 

Alcuni astrofili vicentini sono andati a caccia del sereno, per osservare la tempesta meteorica del Novembre 1999.
Il loro racconto

 


 

Finalmente è arrivato. Il tanto atteso 17/11/1999 è giunto. Guardo la sveglia e mi alzo. Piove. Dopo una lunga attesa, tanti piani, molti programmi, la pioggia e la neve minacciano di rovinare tutto. Ho in progetto, già da qualche tempo, d’osservare la pioggia di stelle cadenti con la mia famiglia e con alcuni amici. Ci siamo organizzati per recarci al rifugio Campogrosso (1457 m), vicino a Recoaro, in provincia di Vicenza. Non é più possibile. Telefono al gestore. Mi annuncia che la strada è impraticabile per la troppa neve, il cielo per le infinite nuvole...

 

Dove andare? Che cosa fare? Visto il brutto tempo, veramente pessimo, i miei familiari e parecchi amici decidono di starsene a casa, al caldo ed all’asciutto. Nicola Montanaro rinuncia, a causa del troppo lavoro. Anche Francesco Paolo Russo e Federico Bortolan alzano bandiera bianca. Restiamo in cinque.

 

Per fortuna, le previsioni atmosferiche delle reti Mediaset sono confortanti: indicano possibili cieli sereni su Piemonte e Lombardia, nella notte tra il 17/11/1999 ed il 18/11/1999, quella del massimo. Alle 18:40 (ora locale), telefono a Torino, per informarmi sulle condizioni atmosferiche. La risposta è più che incoraggiante: "Mostruosamente bello". Alle 20:40 (ora locale), contatto Tonino Aldi, di Milano: anche lì il cielo è sereno. Da Ala (in provincia di Trento), Lamberto Pedrinolla mi segnala pessime condizioni atmosferiche: pioggia battente e strade di montagna impraticabili per la troppa neve. A questo punto la strategia da seguire è chiara: muoversi verso Ovest, lungo l'autostrada Milano - Venezia, sino ad incontrare il sereno.

 

Senza una meta, ma con un obiettivo chiaro (anzi, chiarissimo: osservare le Leonidi), decidiamo, di comune accordo (o quasi), di partire alla volta del sereno (riusciremo a raggiungerlo?). Alle 23:20 (ora locale), c’incontriamo davanti al Duomo di Lonigo: io, Lorenzo Tagliaro, detto "Il Magnifico", Monica, Alessandro e Francesca Gualdo. Una pioggerellina intermittente accompagna la nostra partenza. Giunti a Verona, un grido di gioia segnala la presenza di una pallida Luna, avvolta dalle nubi (si tratta del primo squarcio di sereno della nottata).

 

Procediamo, correndo sull'autostrada bagnata e scivolosa. Lentamente, il cielo migliora. Nei dintorni di Brescia, le nubi lasciano il posto ad una foschia piuttosto alta (ci manca solo quella...). Occorre, dunque, trovare un sito osservativo abbastanza in quota, per essere al di sopra della foschia e per non risentire troppo del forte inquinamento luminoso di quelle (come d’altre) zone. Usciamo, quindi, dall'autostrada e c’impegniamo nella ricerca di un sito adatto, dalle parti di Sarnico, vicino al Lago d'Iseo. Tornante dopo tornante, alle 01:00 (ora locale), raggiungiamo la sperduta località Colli di San Fermo (in più di tre ore sono passate solo tre macchine, inclusa la nostra...). Abbiamo già capito che l'attività meteorica deve essere particolarmente alta. Mentre è impegnato nella guida e nonostante un forte appannamento dei finestrini (guida un po' alla cieca...), "Il Magnifico" ha colpito ancora: riesce a vedere due meteore (una delle quali vista anche da Monica). A giudicare dalla traiettoria, devono essere Leonidi. Ma è solo quando scendo dalla vettura che mi rendo conto dell'eccezionale spettacolo: in un cielo incredibilmente terso, senza una sola nuvola, il Leone sta vomitando una meteora dopo l'altra. Col loro chiarore, le stelle cadenti più brillanti illuminano il bellissimo paesaggio innevato. Prontamente, scarichiamo la macchina ed iniziamo ad osservare. Il cielo è veramente buio e limpido. La debole Via Lattea invernale può essere seguita sino al Cane Maggiore; oggetti come M 35 e M 41 sono già individuabili ad occhio nudo, senza alcuna fatica.

 

Fa tanto freddo. Un vento piuttosto forte ed alquanto dispettoso stacca la gelida neve dai rami degli alberi, facendola cadere sui nostri visi. Iniziamo a contare le meteore. Di tanto in tanto, le nostre esclamazioni di gioia squarciano il silenzio della notte. Il conteggio sale.

 

All'improvviso, un bolide impressionante attira la nostra attenzione. Molto luminoso (forse come la Luna Piena), lascia una persistente scia di fumo, visibile distintamente ad occhio nudo per una ventina di minuti. Di certo non stiamo a guardarla, impegnati come siamo nel seguire le meteore che sfrecciano attraverso le costellazioni invernali. Il conteggio sale.

 

Inaspettatamente, un altro bolide, meno luminoso del precedente, illumina il paesaggio innevato. Molte meteore appaiono azzurrognole, altre verdastre. Verso le 03:00 (ora locale), l'attività s'intensifica: è possibile vedere più meteore (sino a cinque) solcare il cielo in contemporanea. Perdiamo il conto (il conteggio sfiora già quota ottocento!).

 

Un altro bolide, meno brillante dei precedenti, proietta delle ombre sul suolo, ben notate da Alessandro, chino sulla sua macchina fotografica. Alle 04:00 (ora locale), saliamo in macchina per tornare alle nostre abitazioni, che raggiungiamo verso le 06:15 (ora locale). La notte delle Leonidi è terminata. Chi ha deciso di passarla a letto ha perso l’ultima tempesta meteorica del secondo millennio.

 

In totale, nell'arco di tre ore d’osservazioni, ho potuto osservare un numero di meteore molto alto. Purtroppo, non sono stato molto diligente nel contarle tutte. Con ogni probabilità, il loro numero si può collocare tra le 1000 e le 1500 stelle cadenti. Veramente tante se confrontate con l'attività d’altri sciami famosi, come Perseidi e Geminidi. Poca cosa, comunque, in confronto alla grande tempesta meteorica del 1966: allora, per un breve periodo, fu possibile vedere sino a 2500 meteore al minuto!

 

Quasi tutte le stelle cadenti osservate appartenevano allo sciame delle Leonidi. Il numero di meteore sporadiche od appartenenti ad altri sciami si è mantenuto piuttosto basso.

 

Tre bolidi sono risultati particolarmente luminosi, ben più brillanti del pianeta Venere. Appartenevano tutti e tre allo sciame delle Leonidi.

 

Ho potuto osservare una rara e bellissima meteora puntiforme, in corrispondenza del radiante.

 

Durante le tre ore d’osservazione, l'attività meteorica è stata sempre molto elevata. Essa si è intensificata attorno alle 03:00 (ora locale), ora prevista per il massimo. In quindici anni d’osservazioni astronomiche non ho mai visto nulla di simile. L'attività è stata di gran lunga superiore a quella che ho potuto registrare la mattina del 18/11/1998. In quell'occasione, complici le condizioni atmosferiche non particolarmente favorevoli proprio quando il radiante era più alto sull’orizzonte, potei osservare soltanto una settantina di stelle cadenti in un’intera notte d’osservazioni. Nel 1999, in compenso, il numero di bolidi di grande luminosità è stato molto inferiore a quanto osservato la mattina del 17/11/1998 dal mio amico Mauro Zamberlan e da altri osservatori.

 

Giovanni Bonini – 2001

Tutti i diritti sono riservati

 


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Pagina caricata in rete: 10 maggio 2001; ultimo aggiornamento : 10 maggio 2001