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New Horizons

di Lucio Furlanetto


La missione New Horizons (Nuovi orizzonti), dopo un paio di giorni di rinvii a causa del vento presente in quota, è partita giovedì 19 gennaio 2006, alle ore 14 (costa est, 19 UT) mediante un razzo vettore Atlas V 551 dal sito di lancio 41. Nel sito della missione, http://pluto.jhuapl.edu/launch/index.php, trovate i dati compilati nel seguente modo:
Launch Date: Jan 19 2006
Launch Time: 14:00:00 EST
Launch Vehicle: ATLAS V 551
Launch Pad: 41
quindi imparate a riconoscere questo tipo di tabulati perché li troverete in ogni homepage di missione.

La missione New Horizons è la prima della NASA per il New Frontiers Program, dove i programmi di esplorazione saranno svolti da sonde spaziali di dimensione medie, al contrario delle grandi e costosissime navicelle utilizzate negli anni '80 e '90 del secolo scorso: Magellan, Galileo, Cassini.
Alan Stern è il capo della missione e del gruppo scientifico, in qualità di "principal investigator". L'APL gestisce la missione per conto del NASA’s Science Mission Directorate e le operazioni di volo della navicella. Fanno parte del team della missione pure la Ball Aerospace Corporation, Boeing Company, NASA Goddard Space Flight Center, NASA Jet Propulsion Laboratory, Stanford University, KinetX, Inc., Lockheed Martin Corporation, University of Colorado, e lo U.S. Department of Energy, oltre a numerose altre persone dei centri della NASA e delle università che collaborano al progetto. L'Applied Physics Laboratory (APL) è un laboratorio che svolge ricerche "no profit" ed è una divisione della Johns Hopkins University. L'APL conduce ricerche su importanti dispositivi per la sicurezza nazionale (americana) e per progetti non difensivi di valore nazionale o mondiale. Il centro è situato a metà strada tra Baltimora e Washington (D.C.), nella città di Laurel (Mariland).

La homepage della 
missione: 112 KB; click on the image to enlarge

      E' tutto pronto per il liftoff!

Il razzo vettore Atlas V, dopo due rinvii, è pronto sulla torre del Launch Pad 41 di Cape Canaveral; è il 19 gennaio 2006. Sulla sua sommitè si vede l'ogiva, dentro la quale è bloccata la sonda interplanetaria New Horizons che ha per destinazione Plutone e gli oggetti della fascia di Edgeworth-Kuiper. Questa è la pagina ufficiale del sito dedicato alla missione, fermo nel suo countdown a 10h 27m 31s dal liftoff. Nella piccola fotografia in basso si vede una panoramica da lontano del launch pad 41, con il razzo illuminato dalle fotoelettriche, in quanto si riferisce alle ore 02:40:01 di tempo locale della mattina del 19 gennaio. Il refresh della pagina avveniva ogni 30 secondi. L'ora prevista del lancio, le 13:08:00 della costa Est, sarebbe stata posticipata di una cinquantina di minuti, portandola, stavolta per quella definitiva, alle 14:00:00 (le 19:00:00 TU), spaccate al secondo. Memore delle ricerche disperate fatte 30 anni fa tra i due canali televisivi (negli anni prima del 1975 c'erano solo Rai 1 e 2) e i pochi quotiani nazionali che dessero qualche notizia dell'avvenuto lancio o meno, ora mi sono seguito comodamente tutta la missione da 5 giorni prima del lancio, con le fasi preparatorie, i tre rinvii (di 1 giorno, 1 giorno e 52 minuti), il lancio, l'immissione in orbita e il successivo distacco della sonda dall'ultimo stadio propulsivo del vettore e il proseguo della missione sino ad oggi. Tutto davanti al monitor del computer, calmo e tranquillo a casa: come sono cambiati i tempi in Italia negli ultimi 12 anni con l'avvento di internet!!!

All'estrema sinistra in basso si notano varie icone con links che rimandano a tutti i sistemi per la "copertura" mediatica del lancio: articoli, immagini, video, reti televisive (fra le quali NASA TV è -ovviamente- la principale che segue le missioni astronautiche). Con l'ADSL (allora) a 4 Mb/s si segue facilmente NASA TV, visionabile con windows media player e realplayer, anche se di solito io la vedo nella schermata proposta da Yahoo!, di maggiore definizione, anche se è ritardata di circa una quindicina di secondi. Con un computer che ha una ram di almeno 512 MB potete aprirvi due schermate contemporaneamente, vedendo in contamporanea con wmp o rp la diretta e con yahoo! la differita di 15 secondi.

Cliccando l'immagine l'aprirete a 726x1170 pixel.

Image credit: NASA/KSC/JHU/APL

Lo scopo principale della missione è quello di esplorare per la prima volta direttamente il pianeta Plutone, quindi pure il suo "grande satellite" Caronte e i piccoli satelliti scoperti nel 2005. Questa esplorazione avverrà mediante un veloce attraversamento del suo sistema, come avvenne per le sonde Pioneer e Voyager con Giove e Saturno, e non con un'immissione in orbita come accadde per le Magellan (Venere), Viking, Mars Pathfinder, Mars Global Surveyor, Mars Express (Marte), Galileo (Giove), Cassini (Saturno), in quanto successivamente la sonda viaggerà verso l'esterno del sistema solare per studiare gli oggetti EKO (Edgeworth-Kuiper Objects, chiamati anche KBO) che incontrerà sul suo percorso.
Durante il volo di avvicinamento a Plutone la New Orizons utilizzerà il gravity assist di Giove, vicino al quale transiterà fra circa un anno. In occasione di quel passaggio presumo che le telecamere di bordo effettueranno delle nuove riprese di grande qualità del pianeta, come già fecero le sonde Pioneer e Voyager, negli anni 1979-1981, e come fece pure la Cassini nel 2000 e della quale in figura 1 potete vedere lo splendido risultato.

Giove ripreso dalla sonda Cassini: 53 KB; click on the image to enlarge   Giove

Bellissima panoramica del pianeta ripresa dalla sonda spaziale Cassini il 29 dicembre 2000, quando ha avuto il massimo avvicinamendo a Giove (10 milioni di km). Essa è frutto d'un mosaico di diverse riprese composte insieme; è l'inquadratura con la migliore definizione mai raggiunta del pianeta gigante: solamente 60 km! In primo piano si vede la Grande Macchia Rossa (GRS) e le zone turbolente vicine. Sotto la GRS si nota una lunga serie di ovali bianchi disposti lungo la stessa corrente a getto (jet stream). Le nuvole gioviane, chimicamente molto diverse da quelle terrestri composte del solo vapor acqueo, sono costituite da ammoniaca (NH3), acido solfidrico (tecnicamente chiamato solfuro d'idrogeno, H2S) e acqua (H2O), con percentuali diverse che ne condizionano il peso e la disposizione nell'atmosfera. Per vedere quest'immagine in alta definizione andate nel sito dell' Università dell'Arizona.
Penso che la New Horizons possa riprendere il pianeta con una risoluzione migliore di questa.

Cliccando l'immagine l'aprirete a 960x1200 pixel.

Image credit: NASA / Jet Propulsion Laboratory / Università dell'Arizona


Plutone è l'unico pianeta non ancora visitato da una sonda lanciata dall'uomo, ma tra una decina d'anni la New Horizons provvederà a colmare questa lacuna. La durata della missione vera e propria, con le riprese del pianeta e dei suoi satelliti e la misura dei loro parametri fisico-chimici, durerà cinque mesi a cavallo del passaggio ravvicinato al pianeta. Gli scienziati si attendono una rivoluzione nella conoscenza del nono pianeta, come ha affermato Alan Stern del Southwest Research Institute del Colorado. Il motivo principale della missione è proprio di capire veramente com'è e di che cosa è fatto il pianeta e i suoi satelliti, distanti almeno quattro miliardi di chilometri al perielio.
La missione è costata 700 milioni di US$, ma è la prima indirizzata espressamente verso corpi più distanti di Nettuno, in quanto oltre al "nono" pianeta essa prevede di esplorare anche la Edgeworth-Kuiper Belt, conosciuta anche come Kuiper Belt Objects, cioè la cintura di asteroidi e piccoli pianeti situata oltre Nettuno e larga parecchie unità astronomiche, dove si trovano miliardi di oggetti (asteroidi e soprattutto nuclei ghiacciati di comete) che sono cambiati poco dalla formazione del sistema solare.
Plutone ha pure la particolarità, per quanto si sa sino ad oggi, d'essere l'unico vero "pianeta doppio", in quanto il suo satellite principale (Caronte) ha un diametro pari alla metà di Plutone. Nel caso della Terra e della Luna i rispettivi diametri sono in proporzione 3,67:1, che era il rapporto più basso in assoluto prima della scoperta di Caronte e del fatto che Plutone ha satelliti. In aggiunta alle rispettive dimensioni il sistema doppio Plutone-Caronte ha un'altra particolarità unica: il pianeta e il satellite ruotano in sincronismo perfetto, cioè un emisfero di Plutone vede uno di Caronte e solo questi due si vedranno, mentre gli altri due emisferi (uno di Plutone e uno di Caronte) non vedranno mai l'altro corpo. Questo acccadrà anche al nostro pianeta, ma tra alcuni miliardi d'anni, mentre il rallentamento prodotto dalle maree reciproche ha già prodotto nel nono pianeta il sincronismo proprio perchè Plutone e Caronte hanno dimensioni similari e sono molto vicini, attraendosi con una forza relativamente elevata.

Il progetto di lancio della NASA prevedeva si far partire la sonda dalla "Cape Canaveral Air Force Station" in Florida, non distante dalle altre rampe spaziali. La finestra di lancio sarebbe durata 29 giorni, aprendosi il 17 gennaio 2006 alle 13:24 ora locale (19:24 TU). Il piano di volo prevede che se, come è effettivamente avvenuto, il decollo avviene nei primi 11 giorni della finestra di lancio allora la New Horizons raggiungerà Plutone nell'estate del 2015. Un lancio effettuato dopo avrebbe comporatato un notevole ritardo, in quanto una partenza nel giorno di san Valentino (14 febbraio 2006) avrebbe significato un arrivo nel sistema di Plutone addirittura nel 2020.

Liftoff: 172 KB; click on the image to enlarge   Liftoff: 93 KB; click on the image to enlarge   Decollo / Liftoff!

Il razzo Atlas V è appena decollato dal launch pad 41 del Kennedy Space Center in Florida (USA). La New Horizons è contenuta nell'ogiva bianca situata in alto. L'uccello visibile in alto nelle fotografie ha volato per tutto il tempo del countdown intorno al razzo; a un certo punto mi è venuto il sospetto che volesse posarsi sulla punta del razzo, cioé sopra la sonda!!!
Cliccando le due immagini le aprirete a 1239x2000 pixel a 300 dpi (gli originali sono di 1993x3000 pixel).

Image credit: NASA/KSC

Liftoff: 16 KB; click on the image to enlarge       In volo!

La New Horizons è appena decollata dal Launch Pad 41 di Kennedy Space Center in Florida (USA). Tra dieci anni raggiungerà il pianeta Plutone.
Cliccando l'immagine l'aprirete a 289x343 pixel.

Image credit: NASA/KSC

Gli scopi della missione prevedono di studiare Plutone come corpo planetario, ma pure di capire la sua atmosfera, specialmente adesso che è ancora in parte volatile perché riscaldata dal perielio avvenuto intorno al 1987. Come disse in un'intervista l'ingegnere dei sistemi della missione David Kusnierkiewicz, dell'Applied Physics Laboratory della Johns Hopkins University, "intorno al 2020 l'intera atmosfera del pianeta si sarà così raffreddata che si condenserà a terra in un nevischio, quindi non sarà studiabile" (NdR: per duecento e passa anni!) Kusnierkiewicz aggiunse che il team del lancio ha due tentativi per fare un modo che la sonda giunga velocemente a destinazione, cioé prima di quella data. Il liftoff della New Horizons avverrà mediante un razzo Atlas V-551, il meglio che la NASA possa utilizzare oggigiorno, con cinque boosters laterali a propellente solido che danno una forte spinta di lancio, anche perchè la sonda sarà quella che avrà la massima spinta iniziale impartita a una navicella, disponendo di una velocità di crociera di 48 mila km/h (infatti avrà una velocità compresa tra 28.000 e 30.000 mph, NdR: mph=miglia orarie).
Qui sotto potete vedere una raffigurazione delle fasi immediatamente successive al lancio.

Le fasi del lancio: 55 KB; click on the image to enlarge       Le fasi del lancio

Qui sopra potete vedere le diverse fasi dal lancio all'immissione in orbita della sonda New Horizons, con la tempistica della varie fasi. La navicella è decollata il 19 gennaio 2006 da Cape Canaveral.

Cliccando l'immagine l'aprirete a 490x760 pixel.

Image credit: NASA/KSC

Il primo stadio ha spinto in volo per 4m 33s (ripartiti in due fasi), mentre il secondo stadio (dotato d'un motore Centauro) è stato funzionante per due fasi separate, la prima di 4m 44s e la seconda, dopo un'orbita di parcheggio di 10m 6s, per altri 32m 23s, quando il vettore ha accelereato la New Horizons per portarla fuori dall'attrazione gravitazionale del nostro pianeta. Successivamente, a 42m 15s dalla partenza, il secondo stadio si è sganciato e la New Horizons è stata ulteriormente spinta da un motore Star 48B, che in questo caso aveva la funzione di terzo stadio, a partire dal tempo 42m 52s. Il terzo stadio si è spento a t+44m 20s proseguendo in volo inerziale per alcuni minuti. Alla fine, a t+47m 22s, la New Horizons si è separata anche dall'ultimo vettore e ha cominciato la sua "cavalcata" per il sistema solare in direzione di Giove, dal quale riceverà un gravity assist e una modifica della rotta che finalmente la lancerà verso Plutone e oltre. Per fare un confronto tra la sua velocità di crociera e quella delle missioni Apollo, si pensi che la sua le permette di superare l'orbita lunare in sole 9 ore, mentre le capsule delle missioni Apollo hanno impiegato tre giorni per entrare in orbita lunare! La New Horizons è ormai solo un modulo spaziale, immesso in un percorso che attraverserà l'intero sistema solare veloce come un proiettile. Inoltre, dato che il lancio è avvenuto prima del 3 febbraio 2006, il probe della New Horizons, utilizzando il gravity assist di Giove, acquisirà una velocità finale di ben 80.000 km/h (47.000 mph)!

Flight over Earth: 90 KB; click on the image to enlarge       La traiettoria della sonda

Qui possiamo guardare il grafico della traiettoria prevista della sonda New Horizons su tre ore ipotizzate per il lancio: 18:08:00 (corrispondente all'apertura della finestra di lancio), 19:10:00 e 20:07:00 UTC (corrispondente al termine della finestra di lancio per il 19 gennaio). Le tre traiettorie sono contrassegnate rispettivamente con i colori Rosso, giallo e fucsia. Dato che il lancio dal Kennedy Space Center in Florida (USA) è avvenuto alle 19:00:00 UTC, la curva che si avvicina più alla traiettoria vera della sonda è quella gialla, come si può notare confrontandola con l'immagine appena qui sotto. Il punto contrassegnato con "I" è quello dove è stato acceso il razzo Star 48, quello che ha accelerato la sonda per portarla alla velocità di crociera, mentre il punto "S" è quello dove la sonda si è staccata dall'ultimo razzo vettore e quindi ha proseguito da sola nella rotta interplanetaria. In quel momento essa stava sorvolando l'Oceano Indiano poco a ovest dell'Australia ed ha preso una direzione che l'ha portata a lambire l'Indonesia, sorvolare l'Africa sud-equatoriale e l'America Latina all'altezza del Brasile e del Perù.

Cliccando l'immagine l'aprirete a 751x747 pixel.

Image credit: NASA/KSC/JHU/APL
Cortesia Yahoo! Television

Nonostante la notevole velocità occorreranno ben dieci anni di volo perchè raggiunga Plutone. Nel frattempo essa sarà "ibernata", spegnendo la strumentazione non utilizzata durante il volo, con solo la parte elettronica necessaria che rimarrà accesa per evitare che il cuore della sonda geli alla bassissima temperatura presente nello spazio interplanetario, esternamente alla "coperta" della protezione termica. L'erogazione elettrica verrà sostenuta da un generatore termoelettrico, attivato dal decadimento di un isotopo radioattivo di plutonio, si badi bene, non utilizzabile per scopi bellici. Esso provvederà a generare 200 watt, permettendo ai sette diversi esperimenti scientifici della New Horizons di funzionare.

Circa 12 settimane prima che la New Horizons giunga a Plutone, la camera video della sonda sarà attivata per riprendere il pianeta e i suoi satelliti in concomitanza con analoghe riprese dell'Hubble Space Telescope per poterle poi confrontare. Questo permetterà di definire meglio cosa siano le strutture che si intravvedono nelle immagini dell'Hubble Space Telescope.

Per evitare che le parti rimaste inattive per anni, in questa missione praticamente un decennio, siano fortemente stressate dal riuso dopo esser rimaste a basse temperature, anche se non a quelle dello spazio interplanetario, coi conseguenti rischi che potrebbero portare a guasti catastrofici negli strumenti imbarcati, le navicelle che devono svolgere compiti scientifici a distanza di anni dalla loro costruzione di solito non hanno parti in movimento e la missione viene progettata per svolgere le riprese e misure secondo la geometria di volo del flyby. Nonostante questo è necessario che la sonda si riorienti spesso, in modo da permettere ai trasduttori della strumentazione di ricevere dai soggetti dell'indagine scientifica i segnali alle varie frequenze. Per permettere il riorientamento della New Horizons sono stati installati 16 motori a getto d'idrazina, i quali permetteranno le corrette manovre d'allineamento secondo i tre assi spaziali, in una maniera che alcuni tecnici della missione hanno scherzosamente definito un "balletto equamente complicato". La distanza della sonda dalla Terra è così grande che le trasmissioni da Plutone impiegano ben quattro ore e 25 minuti per raggiungerci e quindi diventa fondamentale che il software di gestione della sonda e degli strumenti sia ben pianificato e abbastanza flessibile da risolvere alcuni dei problemi che potrebbero sorgere.

Ma il pieno successo della missione potrebbe dare risultati che per ora sono solo sogni nella mente di coloro che hanno creato gli strumenti. L'astronomo Marc Buie, uno specialista dello spazio profondo del Lowell Observatory in Arizona, da dove nel 1930 Clyde W. Tombaugh scoprì il "nono pianeta", ha detto che "per anni ha utilizzato ogni strumento a sua disposizione per investigare Plutone, ma che dalla Terra è assolutamente impossibile indagare il suo contesto geologico (crateri, bacini d'impatto e qualsivoglia formazione superficiale), data la distanza.
In effetti per tre quarti di secolo dalla sua scoperta Plutone è rimasto nell'immaginario collettivo un enigma, tutt'al più raffigurato come un pianeta "nano" di ghiaccio, composto da acqua, monossido di carbonio, azoto, metano e un po' di materiale roccioso. Il suo colore appare un rosso giallastro e la sua brillantezza, probabilmente dovuta al ghiaccio che ricopre la superficie, è punteggiata da regioni più scure. Plutone è il più piccolo pianeta del sistema solare (dall'agosto 2006 in realtà viene definito "pianeta nano"), più piccolo persino del "decimo pianeta" scoperto nel 2003 (anche se la sua dimensione planetaria fu appurata nell'estate del 2005; nell'agosto 2006 pure Eris divenne un "pianeta nano"). Il diametro di Plutone non solo è inferiore a Titano e alle gigantesche lune medicee di Giove, ma è pure più piccolo della nostra Luna (ha 2/3 del suo diametro).

Quando fu scoperto nel 1930, gli astronomi pensavano che esso fosse l'ultimo avamposto del sistema solare, ma pure che fosse un corpo "fuori posto", dato che molti dei suoi parametri sono "sballati" rispetto agli altri corpi: è molto piccolo, su un'orbita fortemente ellittica e molto inclinata, ha una superficie ricoperta di ghiaccio, con una densità media di solo 2,06 g/cm3 , la più bassa dei corpi di tipo terrestre. Evidentemente Plutone non è un gigante gassoso, ma proprio perchè non lo è, ci si è chiesto che cosa ci facesse laggiù! Si è a lungo ipotizzato che potesse trattarsi di un ex satellite di Nettuno, scagliato nelle remote profondità del sistema solare a causa di effetti gravitazionali reciproci tra Nettuno e i suoi satelliti, tra i quali il proto Plutone.
Ora si è scoperto che ci sono almeno mezzo milione d'oggetti con un diametro superiore ai cento km, i quali formano la fascia di Edgeworth-Kuiper, la quale è la più larga struttura presente nel sistema solare (non avendo ancora prove dirette dell'esistenza della Nube di Oort). A questo punto la Terra, Marte, Giove e gli altri pianeti sono "fuori posto", mentre gli oggetti del tipo di Plutone sono la norma nel nostro sistema solare, disse Alan Stern del Southwest Research Institute del Colorado.

Ma che cosa significa questo? Gli oggetti con una superficie molto riflettente sono tantissimi, si presume perchè composti principalmente di ghiaccio, ma non si ha un'idea esatta di che cosa significhi tutto questo nel contesto della formazioni del nostro sistema planetario. La loro enorme quantità non è ancora spiegata con sufficiente certezza e il loro numero è ben poca cosa, se si ipotizza che la Nube di Oort sia composta da 100 miliardi di nuclei cometari! Proprio per questo la missione New Horizons si spera possa fornire delle risposte, fornendo nel contempo immagini e dati certi sull'atmosfera e la geologia di Plutone e Caronte. Inoltre misurerà con precisione la temperatura e la polvere distribuite in quella zona di spazio, documentando inoltre gli effetti del vento solare e come gli ioni vengano manipolati dall'atmosfera superiore.
Michael Brown, un esperto del Edgeworth-Kuiper Belt del California Institute of Technology, ha detto che Plutone è sottoposto a cambiamenti a causa della tremenda temperatura che sopporta durante il suo lungo periodo di rivoluzione attorno al Sole (della durata di 248 anni terrestri), passando nella sua orbita fortemente ellittica dai 4,5 miliardi di km al perielio ai 7,36 miliardi di km all'afelio (corrispondenti a 2,8 e 4,6 miliardi di miglia terrstri). Gli scienziati sospettano che quando la temperatura rimane a lungo molto bassa l'atmosfera del pianeta collassi, come quando un gas congela, depositandosi al suolo. Caronte è troppo piccolo per avere un'atmosfera autonoma, quindi non ci si attende che la sonda ne mostri una. La superficie dovrebbe presentarsi mediamente brillante, ci potrebbe essere sotto una minima attività, e che essa sarebbe più scura dove avrebbero impattato meteoriti o altri fenomeni di "meteorologia spaziale" (come vento solare o particelle di polvere). Per tali motivi Caronte dovrebbe risultate un po' meno brillante di Plutone.

Dopo il transito della New Horizons nel sistema di Plutone e Caronte, è pressoché certo che essa disponga ancora di abbastanza energia dal generatore per poter estendere la missione nella fascia degli EKO (o Kuiper Blet Objects), e poter sperare di di esplorare almeno uno, o chissà forse un secondo, oggetto di questa zona, in modo da apprendere su di loro con dati certi. In pratica, dato il notevole numero di oggetti, è possibile che la sonda transiti nelle vicinenza di uno o due di essi, ma è un po' un tirare alla sorte, dato che deve passare abbastanza vicina ad essi e oggi come oggi non sappiamo dove essi siano, a parte quei pochi che sono già stati scoperti.

Glen Fountain, project manager dell'APL, ha detto che l'inizio di questa avventura "è l'ingresso per un viaggio lungo e eccitante. Il gruppo ha lavorato duramente per quattro anni per per permettere di esplorare Plutone e ancora più lontano, in posti dove non abbiamo mai dato uno sguardo. Questa è l'unica possibilitù nella nostra vita, nella tradizione delle missioni Mariner, Pioneer e Voyager , le quali hanno permesso di dare la prima occhiata in quelle zone del sistema solare."


Di seguito mostrerò le immagini più interessanti dell missione New Horizons che, come detto a inizio pagina, è partita il 19 gennaio 2006 alle ore 19 UTC mediante un razzo vettore Atlas V 551. Nella nota a fianco dell'immagine spiegherò con una breve nota a che cosa si riferisca la fotografia. In fondo alla pagina troverete dei links con video o altre pagine presenti nel sito del CAST o in quello della NASA.

La partenza (da NASA TV)

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La partenza da Cape Canaveral

La missione New Horizons è partita dal Kennedy Space Center di Cape Canaveral in Florida (USA). Qui potete vedere il decollo, l'ascensione in atmosfera, il distacco dei boosters laterali e quello successivo del primo stadio. La separazione temporale tra ogni fotogramma è di circa un secondo. Il nome del file è nel formato "nh_hh.mm.ss.jpg", intendendo con hh.mm.ss l'ora in UT (Tempo Universale), cioé l'ora di Greenwich. Nel caso che troviate files "nh_hh.mm.ssa.jpg" significa che tale fotogramma è temporalmente intermedio ai due adiacenti.
Cliccando ciascuna immagine l'aprirete a circa 295x220 pixel oppure 322x246 pixel. I files in realtà hanno una dimensione compresa tra 8 e 12 KB ciascuno. I files sono stati ricavati dal filmato originale del lancio, oppure dalle repliche programmate su NASA TV (quelli con la dicitura "Recorded 19/01/2006"), salvandoli manualmente ogni secondo con un apposito programma e poi riselezionando tutte le immagini manualmente.

Image credit: NASA/KSC


Flight over Earth: 32 KB; click on the image to enlarge       La traiettoria percorsa sino alle 19:48:29 UT

Il grafico della traiettoria percorsa dalla New Horizons dalle ore 19:00:00 alle ore 19:48:29 UT: dal lancio al Kennedy Space Center in Florida (USA) stava sorvolando l'Oceano Indiano poco a ovest dell'Australia.

Cliccando l'immagine l'aprirete a 320x348 pixel.

Image credit: NASA/KSC
Cortesia Yahoo! Television


Press conference after liftoff: 37 KB; click on the image to enlarge Bruce Buckingham: 24 KB; click on the image to enlarge Andrew Dantzier: 23 KB; click on the image to enlarge
Launch Manager Omar Baez: 23 KB; click on the image to enlarge Alan Stern: 24 KB; click on the image to enlarge Glen Fountain: 24 KB; click on the image to enlarge
La conferenza stampa dopo il lancio

Da NASA TV ho prelevato queste immagini, le quali mostrano i responsabili della missione New Horizons nel primo briefing dopo il lancio della sonda spaziale (approssimativamente alle 16:00 ora locale).
Cliccando le immagine le aprirete a 320x312 pixel.

Image credit: NASA TV


View of Pluto from NH: 19 KB; click on the image to enlarge       Arrivo a Plutone

Rappresentazione pittorica di come la sonda New Horizons riprenderà Plutone e Caronte nel 2015.
Cliccando l'immagine l'aprirete a 538x279 pixel.

Image credit: NASA/JPL/SwRI/JHU/APL


L'esplorazione del sistema di Plutone (da NASA TV)

NASA TV: 10 KB; click on the image to enlarge NASA TV: 10 KB; click on the image to enlarge NASA TV: 10 KB; click on the image to enlarge NASA TV: 10 KB; click on the image to enlarge
Pluto Flyby: 11 KB; click on the image to enlarge Pluto Flyby: 11 KB; click on the image to enlarge Pluto Flyby: 11 KB; click on the image to enlarge Pluto Flyby: 11 KB; click on the image to enlarge
Pluto Flyby: 11 KB; click on the image to enlarge Pluto Flyby: 11 KB; click on the image to enlarge Pluto Flyby: 11 KB; click on the image to enlarge Pluto Flyby: 11 KB; click on the image to enlarge
Pluto Flyby: 11 KB; click on the image to enlarge Pluto Flyby: 11 KB; click on the image to enlarge Pluto Flyby: 11 KB; click on the image to enlarge Pluto Flyby: 11 KB; click on the image to enlarge
Pluto Flyby: 11 KB; click on the image to enlarge Pluto Flyby: 11 KB; click on the image to enlarge Caronte Flyby: 11 KB; click on the image to enlarge Caronte Flyby: 11 KB; click on the image to enlarge
Caronte Flyby: 11 KB; click on the image to enlarge
Il flyby con Plutone

Nell'estate del 2015 la sonda interplanetaria New Horizons giungerà nel sistema di Plutone e ne esplorerà il pianeta e i satelliti (Caronte e i due più piccoli). Ecco le fasi del flyby con la mappatura radar come sono state pianificate dal team di progettazione della sonda, ricavate dal video trasmesso da NASA TV. La stella più luminosa è il Sole, molto meno luminosa di come la vediamo dalla Terra.
Cliccando ciascuna immagine l'aprirete a circa 295x220 pixel.

Image credit: NASA TV


Il 28 febbraio 2007 la sonda interplanetaria New Horizons ha fatto il suo fly-by con Giove. Nella seconda pagina dedicata alla missione vi presento le immagini rilasciate dalla NASA il 1º maggio 2007. Cliccando ciascuna immagine ne aprirete la pagina originale nel sito della missione (su uno dei server della NASA). Nel luglio 2010 è stato comunicato che la sonda ha percorso metà del viaggio e che tutto procede secondo i parametri di volo.

Vai alla seconda pagina dedicata alla missione New Horizons.


Video presenti nel sito della NASA:
Flyby di New Horizons con Plutone e Caronte (00m 36s; senza audio; 5 MB)

I video della missione New Horizons (sito NASA)
Video credits: NASA TV

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Per approfondire l'argomento consiglio di visitare i seguenti siti:
Le missioni al Kennedy Space Center
News from Kennedy Space Center
Archivi: le missioni dal 1999 al 2004
NASA Homepage
NASA Television

ESA Television
Euronews (in italiano)

Chi desidera maggiori informazioni sul centro di ricerca APL può visitare la sua homepage.

Desidero ringraziare Guy Gugliotta (Staff Writer del Washington Post) perchè nell'articolo pubblicato lunedì 19 dicembre 2005 ho trovato molti spunti e dati riportati in una parte del testo di questa pagina.


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